Premessa: questo post è a sorpresa, non svela, se non alla fine il soggetto di cui stiamo parlando ma non sarà difficile indovinarlo tra le righe. Seconda premessa: questo post vuole complimentarsi con un team di lavoro che ha saputo reagire a anni di problemi e cattive notizie ma mai loderà il prodotto in quanto tale. Mi spiego meglio…
C’era una volta un evento, un grande evento di portata universale. Avrebbe dovuto cambiare una città, la vita dei suoi abitanti, ma anche la cultura, il modus operandi in termini di sostenibilità, condivisione e strategie per il futuro. C’era una volta un evento che proprio in Italia trovava la sua sede naturale, per la storia, le tradizioni e un’imparagonabile ricchezza del territorio. Il progetto era perfetto ma quella c’erano anche quelli che l’avevano ideato, imperfetti e incapaci di opporsi alla valanga che li avrebbe travolti. L’Italia così ideale per ospitare un dialogo di portata globale, si è persa in malaffari e interessi privati, bustarelle e favori agli amici. Così il nostro caro evento rischiava grosso; ritardi, disorganizzazione, la stampa alle costole; nessuno avrebbe scommesso sulla suo riuscita.
Poi la mezzanotte con la sua scarpetta di cristallo è arrivata e l’evento, come previsto, è partito. E neanche in sordina vi dirò. Un grande successo di pubblico, tante critiche ma anche tantissime lodi. Il recupero insomma è avvenuto. E dal buio si è tornati alla luce. Al di là dell’aspetto organizzativo, che con un imprevedibile rush finale ha consentito l’apertura dell’evento nei tempi previsti (e qui non ci dilunghiamo perché il tema scotta!), ciò che ha stupito veramente, almeno me, è la capacità del team di comunicazione e marketing di ribaltare la percezione dell’evento nell’opinione pubblica che da scettica si è tramutata in entusiasta, o almeno molto incuriosita.
A pochi giorni dall’evento, il pubblico si divideva in ottimisti e pessimisti, sostenitori e denigratori, ma, soprattutto, vinceva il partito degli indifferenti/disinformati.
Già, perché sull’evento la comunicazione scarseggiava, o meglio, ciò di cui si parlava molto erano solo i ritardi e gli scandali poi si è parlato di successo, lunghe file di visitatori e di un kermesse imperdibile. Come dire, se non ci vai ti perdi l’evento del secolo!
E qui arriva la prima lode al team di comunicazione: bravi a puntare più sul contenitore che sul contenuto! Il luogo, le architetture, gli eventi, le presenze vip, sono state gli elementi di comunicazione su cui si è puntato. Non molto si è detto sul tema, l’obiettivo culturale che questo evento, per chi non se lo ricordasse, aveva. Non doveva essere un luna park ma un luogo di conoscenza, studio, incontro fra popoli e di creazione di un futuro migliore condiviso. Utopia? Probabilmente, ma di certo non sappiamo se questo si sia verificato, pochi ne parlano. Infine il contenitore ha prevalso sul contenuto, almeno nella comunicazione e nella valutazione dell’opinione pubblica. Torno al team di comunicazione: il loro è stato un lavoro di cui andare fieri, potremmo azzardare che abbandonata una comunicazione sul prodotto (perché poco e male è stato spiegato cosa fosse il contenuto dell’evento) si è passati ad una strategia di comunicazione sulle persone, il tema doveva essere più “popolarizzato”, ecco perché è diventato il contenitore il soggetto della comunicazione, al posto del contenuto.
Avete indovinato? Abbiamo parlato di Expo 2015 e non l’abbiamo neanche criticato!
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