La strategia del pisello risulta secondo me assai interessante. Mettiamo in chiaro subito che per pisello non intendo né quello di Rocco Siffredi né quello della Valfrutta. Insomma, intendo il pisello nella sua naturale naturalità dentro il baccello.
Quel pisello non dovrebbe esistere dal punto di vista economico. È, infatti, letteralmente anti-economico: occupa più spazio, ha bisogno di tempo prima di essere cucinato, solitamente costa pure di più di quelli già congelati o cotti.
Quello stesso pisello non dovrebbe esistere nemmeno a livello mediatico stante che l’ultima azione di marketing di successo fatta dal pisello risale alla prima metà dell’800 per opera di un prete appassionato di biologia e sperimentazione.
Diciamocelo, il pisello con il baccello non rientra nei nostri sogni – non che quello congelato rientri, altri magari sì ma non è la sede per indagare – eppure esiste. Dove per esiste intendo dire che c’è gente che ne compra cassette intere e se le porta a casa. A livello locale ci sono addirittura manifestazioni (culinarie ndr) che inneggiano al pisello.
La strategia del pisello ovvero perché il pisello con il baccello esiste?
Il pisello con il baccello esiste perché ha applicato già nell’800 una precisa strategia che adesso vi illustro nei suoi punti chiave:
- Diversificazione: il pisello ha deciso di proporsi al cliente in tanti modi, dai più tradizionali – in baccello o secco – ai più moderni – congelato o in compressa sotto forma di integratore.
- Creazione di tribù: il pisello è passato da una comunicazione globale alla creazione di tribù locali che attraverso le “sagre” ne mantengono viva la brand awareness.
- Naming e differenziazione: ha abbinato il proprio nome ad altri significati molto più interessanti per il mercato e quindi a differenza dei ceci o della tegolina è molto più nominato e presente nella mente delle persone.
- Logo e colore: il pisello si è trovato un colore che si identifica con una serie di valori universalmente importanti (naturalità, sicurezza, tranquillità e serenità) oltre ad essere socialmente accettato (provate voi a mettervi una maglietta color fagiolo o un body color fava).
- Storytelling: ha legato l’operazione di sgusciare i suoi semi dal baccello ai ricordi di quando lo facevi con i nonni, alla tradizione, alle sensazioni vere…
- Mitologia: il pisello nel corso degli anni si è creato una alone magico basato sulla fiaba – La principessa sul pisello – che ne amplifica le qualità e lo rende un legume desiderabile da tutte le principesse .
Applica la strategia del pisello
Quattro semplici passi per replicare la strategia del pisello*:
- be Crazy: non avere paura di osare. Del pisello ho già detto, ma pensate anche alla strategia del fagiolo con Bud Spencer & Terence Hill, il Messico, … Se non osate il rischio è quello di fare la fine della cicerchia.
- be Unique: differenziati con colore, immagine e per le emozioni che suscita il tuo naming come fa il pisello il quale è l’unico legume che un bambino sente nominare quando è ancora in culla;
- be Local: crea delle community che sostengano localmente il tuo brand e la tua storia come fanno le sagre e le ricette tradizionali come “risi e bisi”;
- be Original: non copiare dagli altri, inventati una storia unica come quella come quella su Mendel, i piselli e le loro combinazioni che è studiata da tutti alle superiori e a cui anche Piero Angela ha dedicato alcune serate.
In sintesi: la strategia e il pisello
Ma cosa abbiamo capito da questo post? Spero sia chiaro che è altamente ironico! L’intento era ragionare sull’uso della parola strategia. Prima di usarla, sarebbe infatti opportuno: fare attenzione e porre cautela e, soprattutto, ricordarsi di conoscere e applicare i basilari. Il rischio è quello di fare la figura del pisello e usare la sua strategia.