– 7 all’inaugurazione, una settimana esatta, 168 ore e si alzerà il sipario sull’evento più criticato, discusso, colluso e … misterioso degli ultimi 50 anni italiani. Perché parlarne una settimana prima? D’altra parte nessuno può sapere come andrà: indipendentemente dai biglietti venduti, fino a quando non vedremo i primi visitatori presentarsi e potremo contarli alla fine di ogni giornata, non avremo numeri sui quali riflettere davvero.

Io vorrei partire da più lontano, dal senso di un Exposition Universelle nel XXI secolo. Tutto ebbe inizio nel 1851, a Londra, il principe Alberto, coniuge all’ombra della maestosa regina Vittoria, ebbe l’intuizione, geniale dobbiamo ammetterlo, per l’epoca, di organizzare una Grande Esposizione delle opere dell’Industria di tutte le Nazioni: così la chiamò. Accorsero 25 paesi e ci furono all’incirca 6 milioni di visitatori, un successo imprevedibile per quei tempi.

Stand-Expo-1861

Venne costruito un palazzo ad hoc, il Crystal Palace, vennero esposti più di 100 mila oggetti in 15 mila stand. La Francia – ben conosciamo la rivalità dei due Paesi separati dalla Manica – espose arazzi sontuosi, porcellane di Sèvres e sete di Lione, smalti di Limoges e mobili settecenteschi, con un gusto e un’estetica impareggiabili; doveva vincere la Francia, avere la meglio sui mercati europei.

Anche oggi qualcuno deve vincere, in primo luogo Milano. E qui, a mio avviso, sta proprio il senso di un Expo oggi; oggi con la globalizzazione, oggi con internet, oggi con l’informazione globale. Ma non si vive di sola “virtualità”, esistono ancora contatti e visualizzazioni che devono essere reali, esiste un modo di conoscere e di informarsi che non può essere affidato solo alla rete.

Milano, nuova metropoli che ha l’ambizione di essere internazionale, vive oggi l’occasione per dimostrare al mondo di saper orchestrare un evento di tali proporzioni. Ci riuscirà?

La fase di gestione dell’evento è alle porte, ma quella di organizzazione e di progettazione è sulla bocca di tutti da cinque anni a questa parte e proprio non possiamo non notare falle grandi come oceani che hanno caratterizzato il cda, la comunicazione e la realizzazione del sito. Al netto di collusioni con la mafia, appalti truccati (cit Elio e le Storie Tese), ritardi biblici e impatti ecologici, la macchina non è proprio sembrata un meccanismo perfetto; soffermiamoci sulla comunicazione: banalmente direi che a una settimana dall’inaugurazione qui non si sa ancora cosa… sarà l’evento! Il paragone con l’ultima Esposizione Internazionale del 2010 a Shanghai è ineluttabile e già sembra non reggere. La capacità tutta italiana di fare le cose all’ultimo momento, con creatività e molta buona volontà, questa volta temo non sarà sufficiente, i dubbi rimangono anche sui contenuti: sarà solo una fiera commerciale o un luogo di cultura, dibattito e informazione su un tema tanto sensibile per il futuro del pianeta?

Il mio timore è che la capacità di guardare al futuro si sempre più rara e quindi Expo 2015 si risolverà in una grande abbuffata per tutti. Quindi, non potendo fare altri auguri, buona sagra della porchetta a tutti!