Un quesito in cui spesso imprenditori, manager, responsabili vendite incappano: perché il sito web non fa il suo dovere? Magari sono stati spesi migliaia di euro, è stata interpellata l’agenzia o il web designer più quotati del momento, tutto sembra essere andato per il meglio in fase di progettazione e consegna.. eppure qualcosa non torna. Il sito non rende, non fa visibilità, non vende.
Cosa è successo? Dove sta l’errore?
Di seguito una serie di tipologie ricorrenti di siti, con delle caratteristiche riconoscibili. In altre parole una serie di errori comuni, possibili distrazioni, a volte di poco conto a volte sostanziali, in cui potreste imbattervi. E qualche spunto di riflessione per tentare il recupero.
Sei nei guai se hai a che fare con…

1. L’invisibile

“C’è, ma non si vede”. Sono casi rari, ma putroppo ancora documentati.
Siti male indicizzati, o nel peggiore dei casi non indicizzati. Può succedere se non sono state applicate le regole base dell’ottimizzazione, se non sono stati seguite le indicazioni di buon senso per rendere il sito leggibile dai motori di ricerca.
Come ci si accorge del misfatto? Digitando la cosiddetta keyword brand, ovvero il nome del vostro brand/azienda, il vostro sito non compare tra i primi risultati.
Soluzioni? Rivolgetevi ad un professionista che vi saprà consigliare come ovviare a questo spiacevole problema.
Attenzione alla libera interpretazione: se siete a milano e vendete fiori, non è di certo con “fiorerie a Milano” che comparirete in prima pagina… per quello ci vuole ben altro 🙂

google-problema-indicizzazione

2. Il superficiale

“Ha le potenzialità ma non si applica”
Qualcuno forse stenterà a crederci ma per Google uno dei fattori più rilevanti nella determinazione del punteggio di qualità è proprio rappresentato da quanto i contenuti di una pagina siano interessanti per l’utente. Forniamo sufficienti informazioni sul prodotto? Sull’utilizzo del nostro prodotto? Su dove reperirlo?
L’utente si aspetta di trovare delle risposte complete sul web, sia se deve acquistare online si se ha l’intenzione di acquistare il prodotto in negozio. Qualche PDF informativo in più, qualche pagina FAQ ben studiata possono solo fare bene al vostro sito, se lo identificate in questa figura.

3. Il disordinato

“Forse voi nel vostro disordine trovate le cose, ma tutti gli altri no.”
Quello che in gergo tecnico si potrebbe definire non usabile, è un sito nel quale le pagine, i link, le informazioni non sono dove l’utente  si aspetta di trovarli. La navigazione e di conseguenza la conversione all’azione sono rese difficili dalla struttura. Come rendersene conto? Da una parte, se c’è l’occasione, la fonte più attendibile è sicuramente il feedback dei clienti. Anche chiedere ad amici e conoscenti di provare a compiere un’azione sul sito, e di raccontarvi le difficoltà incontrate è un altro modo attendibile. Dulcis in fundo, un’attenta lettura degli analytics del vostro sito, che vi dirà il tempo di percorrenza sulle pagine e le pagina con maggior numero di “abbandoni”, ovvero le pagine che più spesso portano all’uscita dal vostro sito.

4. Lo sfuggente

“Sfugge qua e là, fa il vago”. Specialmente se lo guardiamo dal nostro cellulare, le voci di menù sembrano scappare da una parte all’altra del telefono e non riusciamo a prenderle…
Siamo tutti a conoscenza del profondo cambiamento portato dalla diffusione degli smartphone e dei dispositivi tablet, sui consumi e sulle abitudini di acquisto. Le fasi del processo di acquisto sono estremamente frammentate, sicuramente più di una avviene con il nostro smrtphone. Raccogliamo informazioni, pareri, cerchiamo punti vendita, spesso acquistiamo, il tutto da cellulare. È fondamentale rendere il nostro sito usabile anche per dispositivi mobile. La migliore soluzione? Scegliete una piattaforma responsive, che si adatti alla grandezza e risoluzione degli schermi. Soluzione più semplice e snella.

5. Il timido

“Vorrei, ma non posso”. Mi limito ad essere presente, ma senza interagire più del minimo indispensabile.
Spesso il problema dei siti, sia vetrine che ecommerce, è quello di non riuscire a catturare l’attenzione degli utenti. Ci sono tutti i requisiti perché tutto vada per il meglio ma manca qualcosa. Manca quel plus per meritare l’attenzione degli utenti e spingerli a completare la conversione (acquisto, richiesta preventivo, iscrizione alla newsletter..) Forse gli utenti a cui siamo arrivati non rappresentano nostri potenziali clienti. Forse non stiamo usando un linguaggio di comunicazione adeguato. O forse ne stiamo usando uno per tutti, senza pensare che a volte è necessario differenziare.
quale la soluzione in questo caso? Mettersi in discussione.

In ognuno dei casi visti, in ognuna delle difficoltà più o meno tecniche che ci si possa trovare ad affrontare, il must è quello di farsi qualche domanda in più. Perché forse, se il nostro sito non funziona, di domande ce ne siamo fatti ancora troppo poche.
Per fare queste considerazioni, sia in fase preliminare che in itinere, è necessario aver compreso, e tenere presente, tra le tante cose:

1. Chi sono i nostri clienti
2. Quali sono i valori da trasmettere
3. Quali sono i nostri obiettivi

Questo è un punto di partenza. Un punto che può darci un buon vantaggio rispetto agli altri, che sappiamo di questi tempi essere determinante. In ogni caso, lasciamo l’homemade agli artigiani e rivolgiamoci sempre ad un professionista quando si tratta del restyling/creazione di un sito, perché non può solo fornirci soluzioni ma anche delle interessanti domande. E può evitarci di incontrare dei brutti tipi come quelli descritti sopra 😉