Storytelling e quello che non diremo

Lunedì era festa ma i giornali erano ugualmente in edicola e il Corriere della Sera, in prima pagina, pubblicava un taglio basso dal titolo emblematico “Dal marketing alla politica, ascesa dello Storytelling”.

Il pezzo era firmato da Luca Mastrantonio, giornalista, scrittore e conduttore radiofonico. Inutile dirvi che il pezzo ha immediatamente attirato – e non ha più lasciato – la mia attenzione.

E alla fine, ho capito una cosa: lo storytelling è ancora uno sconosciuto. Qui abbiamo sottolineato e argomentato più volte in cosa consista e quali siano gli ambiti di utilizzo più adeguati. Quello che però desumo dal pezzo del Corriere è che, in generale, la conoscenza di questa tecnica non è ancora sufficientemente diffusa, se si pensa che negli USA già negli anni ’80 era adottato anche in politica.

La buona notizia è che con un testimonial come il Presidente del Consiglio italiano che dichiara di voler utilizzar nuove tecniche di comunicazione per promuovere il paese, forse anche le aziende si risolveranno ad approfondire le potenzialità di strumenti di comunicazione quali appunto lo storytelling. In un mondo in cui il consumo, e il consumatore, ha visto un’evoluzione verso ambiti più valoriali, il posizionamento e la vendita di qualsiasi prodotto hanno la necessità di creare una storia, un mood, addirittura un ambito culturale, di cui il prodotto è parte, e che, attraverso il prodotto, il consumatore può conoscere e condividere.

Ma torniamo alla definizione del “nostro” storytelling, l’articolo su questo punto è un po’ confuso, cita politici che, a mio parere, hanno sicuramente utilizzato un metodo comunicativo narrativo ma non propriamente lo storytelling. Lo storytelling infatti consiste nella creazione di un mondo, di un’atmosfera che si rende importante per il consumatore che attraverso il prodotto se ne sente partecipe.

Naturalmente, mentre è opportuno e corretto conoscere e utilizzare le più efficaci tecniche di comunicazione, non bisogna mai prescindere dalla bontà di quello che si ha da dire e dal sistema valoriale che si ha da proporre. Come dire: anche la migliore comunicazione se non corrisponde ad una intrinseca qualità dei prodotti o a una efficace politica economica e sociale (come nel caso della politica) farà comunque poca strada.

Adottiamo quindi migliori modelli di comunicazione ma ricordiamoci che la cosa importante è avere veramente qualcosa da dire che, nel caso delle aziende, è la qualità e l’innovatività dei prodotti. Nel caso della politica… Io credo e spero ancora, le idee.

Lettura consigliata: “The Art of Storytelling”, di Amy E. Spaulding, Scarecrow editions, oppure “Storytelling”, di C. Salomon, Fazi Editore, o meglio ancora “Fùtbol” di Osvaldo Soriano, Einaudi.