Una domanda a cui è difficile rispondere soprattutto se il tema è forte ed impattante e riguarda la morte di milioni di bambini a causa delle guerre che, tuttora, si susseguono in diversi paesi del mondo.
Save the Children USA ha trovato il modo utilizzando l’unico “Social” Media che poteva offrire questa opportunità, YouTube, creando un video che stravolge le regole dei pensiero lineare e genera un’attenzione mediatica che supera il web ed atterra sui Media tradizionali. Non senza polemiche (alcuni commenti negativi), in questo caso, l’importante è che se ne parli, perché, un tema come questo non deve essere dimenticato!
Abbiamo visto molte volte come titolo e thumbnail – l’icona che identifica un video su Youtube – siano fondamentali e possano generare interesse e visualizzazioni. Proprio da questi presupposti, con uno spirito “truffaldino” si sviluppa l’idea: attrarre chi non sarebbe minimamente interessato ad un contenuto sociale e colpirlo con qualcosa di inaspettato, così come capita agli stessi ignari protagonisti del filmato (dei modelli), che rimangono dapprima sorpresi, poi a disagio, ed infine, una volta svelato loro il motivo di alcune richieste così inusuali, pronti a sostenere nel miglior modo possibile il messaggio, assolutamente condivisibile e degno di essere comunicato.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=bOXMKEnra8w]
Il video potrebbe rientrare anche nella categoria dei Prank, gli scherzi, tanto amati per ingenerare viralità nei video, ma, così come per altri esempi recenti, non si sfrutta la leva del divertimento, ma delle emozioni, cercando di trovare una chiave che faccia ricordare con maggiore attenzione qualcosa che sembra lontano, dimenticato e totalmente avulso dai noi.
Anche Save the Children UK pochi mesi fa ci aveva pensato con un altro video (che, ad oggi, conta più di 30 milioni di visualizzazioni), caratterizzato da: grande empatia, da un titolo che attrae i navigatori e da una tecnica di editing che vede le immagini di vita quotidiana di una bambina succedersi in una sequenza scandita dal ritmo degli eventi che le accadono intorno.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=RBQ-IoHfimQ]
Il finale è un monito (una “call to action” a meditare): quello non che accade qui non è detto che non stia accadendo altrove, con un forte richiamo all’attuale situazione Siriana.
Solo grazie ai Social Media ed alle loro caratteristiche intrinseche: disponibilità di fruizione immediata in ogni luogo attraverso i mobile devices, possibilità di avere video anche di lunga durata non vincolati a costi per passaggio, buzz (il richiamo, il rumore di fondo che attira), word of mouth (passaparola) e condivisione, che ne è il vero fulcro, è possibile che messaggi come questi di diffondano con ampiezza ed a macchia d’olio, coinvolgendo milioni di persone. Ciò che non ci aspettiamo ci colpisce di più, ci si fissa nella mente, e se parte da qualcosa che naturalmente ci attira e sorprende la voglia di condividerlo è sicuramente maggiore!