Ogni strumento produce un cambiamento più o meno profondo. Il cambiamento è sempre ambivalente tra il dentro (la nostra mente) e il fuori (la società). Pensate a cosa può comportare passare da un riparo costruito con i nodi ad uno con i chiodi. È l’inizio di un altro mondo (come raccontavo qui).
Alcuni di questi cambiamenti sono piccoli e impercettibili, altri sono talmente rivoluzionari da stravolgere totalmente le coordinate a cui eravamo abituati. Quando il cambiamento è così radicale ci vuole del tempo per comprendere. Molto di quello che è Frogmarketing nasce sull’onda di questo cambiamento e sulla voglia di rincorrerlo, capirne le sfumature e raccontarlo. Ma non solo un intento dichiarato nel nostro manifesto e messo in pratica in questo blog, ma anche la voglia di mettersi attorno a un tavolo, raccontare quello che accade e ascoltare un punti di vista diversi. Siamo ancora in grado di trovare con gli altri una visione comune che ci aiuti a toglierci lo paura e affrontare il mondo in modo positivo?
Eccoci allora per una volta nei panni di conferenzieri informali e soprattutto nei panni di genitori che si interrogano se questa rivoluzione sia solo spaventosa o anche una ricchezza, se sia comprensibile e se possa portare nuova linfa nel rapporto con quelli che vengono chiamati: “nativi digitali”. All’incontro, organizzato dall’Associazione Innovanativi e Frogmarketing, sono intervenuti Cristiano Nordio e Matteo Barbiero e abbiamo avuto l’onore di due ospiti: Don Giovanni Fasoli, sacerdote, laureato in psicologia e molto 2.0 e Francesca Boniotti, genitore e avvocato interessato a questioni legate alla rete.
Solitamente quando si parla di web e adolescenti le tematiche sono sempre negative dimenticando che la Rete è una rivoluzione in atto da tempo e solo adesso cominciamo a valutare e metabolizzarne la portata. Premesso che è uno strumento e questo strumento sta diventando sempre più importante e “naturale” evidentemente sta “modificando”o in un certo senso ha già modificato le nuove generazioni. Gli studi presentati da Don Giovanni ci confermano proprio questo: un cambiamento dal punto di vista neuronale.
Meglio o peggio? Niente di tutto questo solo un dato di fatto da tenere in considerazione, come se avessimo a che fare con persone di un’isola lontana il cui cervello è fatto in modo leggermente diverso dal nostro. Solo leggermente, ma sufficiente per non intendersi su molte questioni. E noi, poveri vecchi conquistatori di una terra che ci è scomparsa sotto i piedi, continuamo a parlare nella vecchia lingua dei nostri avi, lingua che gli “alieni” faticano a capire. La convivenza è possibile? Certo, ma è necessario che noi impariamo qualcosa di loro e di come sono fatti senza per questo giudicarli più sciocchi dei loro vecchi (giochetto antico come l’umanità) e soprattutto cercare di capire come ragionano altrimenti non ci potrà mai essere una comunicazione efficace. Questo è quanto ci ha raccontato Cristiano, esploratore curioso di quell’isola, che ha provato a farci dare un’occhiatina al loro mondo. Per gli addetti ai lavori il video qui di seguito è abbastanza usuale, ma molti dei genitori presenti non lo avevano mai visto.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=0eUeL3n7fDs[/youtube]
Un genitore (poco avezzo a quel mondo) che lo guardi oggi probabilmente inizia ad avere chiaro che la rivoluzione è molto più grande del suo giardinetto di casa (i suoi amici su Facebook). Cinquantanni anni fa vedevamo circa 45 impressions al giorno, nel 2000 oltre 3500, i ragazzi di oggi ne vedono poco meno di 45000. Al giorno. Come difendersi? Surfando, galleggiando, ma non per questo i ragazzi non sono propensi ad approndire, a sostare e andare giù. Solo che questo andare giù ha un Dna diverso dal nostro e che fatichiamo a comprendere. E’ in corso una mutazione come ai tempi di Elvis e Ed Sullivan.
La rete, che la si veda come strumento o come luogo, (due visioni uscite durante la lunga chiacchierata del pomeriggio) a molti fa paura. La prima reazione alla paura è il voler inibire lo strumento, renderlo inefficace, ma cosa sarebbe un coltello senza filo? Un oggetto inutile.
Oppure regolamentare il luogo. Ma come ci ha ben spiegato Francesca, e forse solo un avvocato poteva avere così chiaro quest’aspetto, non è da regolare, chiudere, controllare, ma banalmente far entrare in quel luogo o far usare lo strumento a persone che hanno ricevuto le indicazioni corrette per poterlo usare nel migliore modo possibile. Qual è allora la sfida di quest’approccio alla rete? Che ancora una volta non possiamo sottrarci al valore educativo nei confronti della persona, non ci possiamo sottrarre al valore dell’essere genitore ed educare anche in un mondo di cui ci sfuggono i contorni. Ma siamo noi, tardivi digitali, che dobbiamo fare uno sforzo per trovare il giusto canale di comunicazione e soprattutto essere persone autentiche per un’educazione efficace cioè poter dare loro le giuste coordinate per vivere al mondo. E in fondo non è l’antico mestiere di essere genitore? Non c’è nulla di cui spaventarci è normale. Andiamo assieme a scoprire l’isola dei nativi digitali, non sono cattivi, ma solo strani per noi. Pronti? Con lo zaino, gli occhi aperti e la voglia di mettersi in ascolto. Ancora.