Recentemente ho letto un articolo che promuoveva l’occasione di testare una nuova applicazione sviluppata dal direttore del MIT Media Lab’s Playful Systems, Kevin Slavin, in collaborazione con il Dalai Lama Center for Ethics and Trasformative Values : 20 DAYSTRANGER.

[vimeo]http://www.vimeo.com/92930928[/vimeo]

L’applicazione permette la condivisione della propria routine per 20 giorni in totale anonimato con un altro utente (sconosciuto).
L’obbiettivo è quello di costruire una connessione tra due persone cioè tra due mondi probabilmente molto diversi.

Scorrendo vari blog le due domande che molti si pongono sono :

  • ”Chi è l’utente destinatario per quest’applicazione?”,
  • “Chi ne potrà trarre maggiori vantaggi?”.

Personalmente credo che questo tipo di applicazione oltre a stimolare l’immaginazione dei protagonisti, obbiettivo principe dello studio, permetta di far riflettere consapevolmente sul modo di ogni utente di mostrarsi agli altri attraverso i social. In quante occasioni si postano status fittizi per celare la realtà o addirittura quante “relazioni” si basano su false informazioni fornite per diffidenza o paura del mondo virtuale?

Prove di empatia attraverso un'app: 20 DayStrangerEcco perché 20Day Stranger attraverso i sensori dell’iPhone e l’ausilio di app. come FoursquareGoogle StreetView ed Instagram, permetterà di inviare ad entrambi i compagni virtuali informazioni più o meno precise le quali faranno conoscere la vita dell’altro non solo attraverso i luoghi ma anche i ritmi, le scelte o i gusti tramite l’accelerometro e il geolocalizzatore che informerà quando, per esempio, la persona si sveglia, si sposta, dov’è diretta ed eventualmente come si sente.

20Day Stranger si può quindi definire come un’esperienza al termine della quale i protagonisti decideranno se proseguire la conoscenza, dare consigli disinteressati sulla vita dell’altro o sparire; questo è garantito dall’impossibilità d’interazione durante i 20 giorni e la  generalizzazione dei dati raccolti che rendono questo quasi pedinamento un gioco.

A tutela della privacy nella sezione riguardante l’app. si può trovare un esempio di come si svolge un’ipotetica trasmissione di dati:

se io sono a Roma, non verrà condivisa la posizione precisa in cui mi trovo con l’indirizzo della via, ma con un’ immagine di Google Maps a circa 1 km di distanza, oppure se vado a cena fuori o all’università, viene semplicemente riferito il fatto che mi trovo genericamente in questi luoghi”

Attualmente l’applicazione è in versione Beta (per quella Android bisognerà attendere) e soprattutto in fase di sperimentazione quindi se siete interessati a questo link, registrandosi la si potrà testare in anteprima.

Siete pronti per un viaggio in un’altra parte del globo?