Questo post è scritto a 4 mani: Lisa Telese e Claudia Arcolin che ci raccontano le Social Street.

Uno dei momenti più intensi del film “L’appartamento spagnolo” è quando Xavier, il protagonista, pensa alle strade della nuova città che lo ospiterà per un progetto Erasmus e riflette sul valore della familiarità con un determinato luogo. “Un giorno avrei abitato in questa città, percorso le sue strade fin dove lo sguardo si perdeva. Avrei esplorato questi palazzi, vissuto delle storie con questa gente. Vivendola, la città, questa strada l’avrei imboccata dieci, cento, mille volte.”

La tua attività si trova in una strada Social?

Conosciamo davvero il posto dove viviamo o la frenesia della vita moderna ci ha fatto perdere di vista i buoni rapporti di vicinato e non sappiamo più chi abita nella porta accanto?

Un aiuto per recuperare la genuinità dei rapporti umani arriva proprio da quelli che sono considerati gli artefici dell’isolamento sociale e della perdita delle relazioni autentiche: i social.

Ne è un esempio Via Fondazza a Bologna , la prima Social Street italiana. Nata quasi per scommessa nel settembre del 2013 attraverso la creazione di un gruppo su Facebook, i membri oggi sono più di un centinaio e persone che prima non si conoscevano o scambiavano solo saluti cortesi hanno creato una comunità che si supporta reciprocamente.
“Non ci sono fini di lucro ma solo finalità sociali, afferma il fondatore Federico Bastiani. L’obiettivo primario è quello di socializzare con persone del vicinato per venire incontro a singole necessità quotidiane, aiuto concreto, condivisione di attività, scambio di pareri, opinioni….le possibilità sono infinite.”

Il fenomeno delle Social Street, comunità virtuali di cittadini che hanno in comune solo il fatto di risiedere nella stessa strada, è in rapida crescita ed espansione ed è un esempio positivo e potente di come le tecnologie possono facilitare la socializzazione. Ad oggi sono 229 le Social Street fondate in Italia , e l’ampio eco che ne stanno dando i media incentivano la creazione di nuovi gruppi. E non si tratta di un fenomeno che funziona solo nei grossi centri urbani. Lo sanno bene i residenti di via Puccini e dintorni, a Pianezza, comune di 16 mila anime.

Ma come nasce una Social Street?

Attraverso la piattaforma Facebook. Si crea un gruppo chiuso a protezione della privacy dei partecipanti e si raccolgono le adesioni.
La pubblicizzazione dell’esistenza del gruppo facebook avviene anche off-line con l’affissione di locandine informative per la strada, negli atri dei condomini ecc e per raggiungere anche chi non ha facebook qualche commerciante collaborative che  ha dato la disponibilità ad esporre una bacheca.

E quale è il ruolo e il valore delle attività commerciali o artigianali nelle Street Social?

Che la vita economica sia in grado di dare vitalità e prestigio a una strada è un dato di fatto. E nessuno può negare il ruolo di aggregatore sociale di determinate attività, dalla panetteria, alla pasticceria, al piccolo negozio di sartoria. Inoltre, le attività economiche possono dare un contributo per coinvolgere in questa iniziativa anche le persone che hanno poca dimestichezza con i social, attraverso delle bacheche fisiche che riproducono su carta le iniziative e le idee condivise virtualmente.

E poi è una strategia di marketing relazionale a costo 0. L’ultima ricerca dell’Osservatorio sul Marketing Relazionale delle aziende retail  dimostra infatti che le modalità di relazione tramite i nuovi media mobile e social sono un tema di sempre maggiore attualità per le aziende che vogliono essere in prima linea nella customer loyalty, vale a dire nella fidelizzazione del cliente.

Come il book crossing, lo scambio di libri a costo zero, o le baby sitter “condivise” per le mamme che lavorano, anche le Social Street sono una forma di riscoperta della dimensione umana e collettiva. “In tempi di crisi in cui le persone tendono a chiudersi nel proprio nucleo familiare o nelle proprie case è importante scoprire che si possono realizzare iniziative e sviluppare relazioni a costo 0” afferma Enrica Michelon, amministratrice del gruppo Social Street di Corso Traiano a Torino. E gli effetti positivi non mancano. Nel gruppo, grazie al passaparola c’è chi ha acquistato un’auto usata a prezzo di favore da un rivenditore iscritto al gruppo. O la parrucchiera, che pratica lo sconto del 20% ai vicini di Corso Traiano.

Attività commerciali e artigianali, siete pronte a mettervi in gioco per contribuire al benessere della comunità che avete scelto come base per il vostro lavoro e a conoscere il cliente della porta accanto?