“Io ho talento?” “Posso migliorare ancora in quello che faccio?” “Sono portato per questo?”

Difficile rispondere a domande del genere. Difficile anche guardarlo da fuori e notarlo, il talento. Nonostante la definizione di un qualsiasi dizionario, intuire le potenzialità di una persona e la predisposizione ad eccellere in una data disciplina non è così facile. Ancor più difficile valutare se stessi.

Nel mondo anglosassone esiste una lunga tradizione letteraria di una certa tipologia di libri che raccontano in modo semplice questioni complesse.

Si prende un tema (non importa quanto complesso) e lo si inserisce dentro una cornice  emotiva (di solito è l’esperienza dell’autore colpito sulla via di Damasco da un’illuminazione sconvolgente o da una propria esperienza che viene raccontata nell’introduzione). Poi si maneggia il tema, lo si spezzetta in brevi capitoli, necessariamente correlati dal racconto di esperienze pratiche dell’autore o, meglio ancora, di altri e infine si chiude con una griglia riassuntiva di alcuni punti utili.

Così nascono libri con titoli come: “Le 5 lezioni di un milionario sulla vita” oppure “Prima di lasciare il tuo posto di lavoro. 10 lezioni di vita reale che ogni imprenditore dovrebbe conoscere per fare un business multimilionario

Nel vecchio occidente, ancora affascinati dai miniaturisti medioevali e qualche volta schiacciati dal nostro passato per cui nell’orizzonte culturale ci dovrebbero essere solo Dante e Kant, tralasciamo questo “filone letterario”, che tra l’altro secondo le statistiche è il reparto editoriale che sente meno la crisi.

Dentro questo enorme mare fatto di lezioni su tutto e il contrario di tutto, il metodo può essere davvero utile se troviamo qualcosa di ben costruito.

imagesTrovare uno di questi manuali sul talento è stata davvero una bella scoperta.

Si chiama “Piccolo manuale del talento. Avere successo in 52 mosse”

È davvero un piccolo manuale – per le dimensioni – ma ricco nel contenuto. L’autore, nell’introduzione, ci racconta che incaricato da una rivista iniziò una piccola indagine su alcuni dei luoghi “magici” da cui uscivano la maggior parte dei talenti in diverse discipline: sport, musica, business, matematica e molte altre.

Le domande che Daniel Coyle ha incontrato nella sua ricerca sono le domande classiche che tutti prima o poi ci siamo posti sia che il talentuoso fossimo noi o ci trovassimo in quel diffiilissimo ed entusiasmante ruolo di “aiutante” di un talento: come?

Come riconoscere i talenti?

Come nutrire un talento?

Come scegliere le strategie per ottenere il meglio da un talento?

Talento: come riconoscerlo?

Dopo la sua lunga indagine l’autore comincia a sezionare la questione in tre parti fondamentali con le quali ha diviso il suo manuale:

  1. Come cominciare cioè idee per accendere la motivazione e creare un piano per le abilità che volete costruire
  2. Migliorare le abilità cioè metodi e tecniche per ottenere il maggior progresso possibile nel minor tempo possibile (questo permette la presenza del talento)
  3. Sostenere il progresso cioè strategie per superare le difficoltà, mantenere viva la motivazione iniziale e costruire abitudini per un successo di lungo termine

Da qui, che mi sembra già un bell’inizio, si comincia con i consigli per ogni sezione:

Consiglio 5: Siate disposti a essere stupidi.

Notate che si dice “siate disposti” e non “siate stupidi”. Significa mettersi in una condizione di accettare la possibilità che si debba imparare, non sapere e ascoltare. In questo percorso gli errori sono tappe, non sentenze. Gli errori sono informazioni.

Consiglio 19: Non fate esercitazionima piccoli giochi intriganti

Le parole sono importanti perché oltre al contenuto della parola si veicolano anche intenzioni, sensazioni e visioni. Esercitazioni evoca un lavoro duro e faticoso. Se prendete un’attività noiosa e ripetitiva e gli date un punteggio diventa un gioco. Giocando si impara.

Infatti un dilettante non è un non-professionista bensì uno che si diletta cioè gode di quell’attività. Perché un professionista non dovrebbe più divertirsi?

Consiglio 47: Per imparare una cosa, insegnatela

Provate a spiegare quello che fate, i vostri pensieri a qualcuno. Vi accorgerete che alcuni punti, alcuni passaggi erano in ombra, non che non sappiate compierli ma erano automatici.Spiegare a qualcuno permette di mettere in luce tutto il processo di apprendimento che state facendo e quindi di poterlo analizzare con più chiarezza e migliorare su quei punti in cui l’azione non era consapevole.

Vi ho riportato solo alcuni dei molti consigli presenti in questo libro. L’unica certezza è che il talento non toglie la fatica della pratica – tanta -, il talento non è l’attesa di una qualche ispirazione dall’alto e soprattutto necessità di grande umiltà, anche per il più geniale dei talenti.

E voi che talento avete?