C’erano una volta due amici uniti dalla passione per la lavorazione del vetro. La passione per il vetro, se abiti nella provincia di Treviso, difficilmente nasce per caso. Murano è li a due passi. Secoli di storie sulla lavorazione del vetro artistico, per chi ha l’inclinazione ad ascoltarle, non possono non contagiarti. E così, i due amici, nel garage di casa, cominciano a produrre vetrate artistiche. Sono bravi e hanno molte commesse. Ma sentono che la vetrata artistica è un prodotto di nicchia. Un giorno, mentre lavorano felicemente nel loro laboratorio, hanno un’intuizione: perché non applicare la stessa arte alla realizzazione di porte in vetro. Così nasce Henry Glass.
Venticinque anni dopo (Mansuè di Treviso, Venerdì 13 Settembre 2013, Cielo: Terso)
Non potevamo scegliere giorno migliore per iniziare un progetto sperimentale. Siamo in mezzo ai vitigni. Il cielo oggi è talmente terso che sembra di poter toccare le montagne con le mani. Di fianco un capannone grigio ed un edificio circolare in vetro ancora in costruzione. La nuova sede di Henry Glass. Penso a quanto potrà essere bello lavorare in un edificio così in un giorno come oggi. Lavorare immerso tra i vitigni e le montagne. Che sogno! Entriamo nel capannone. Appena entri senti la passione per il vetro. I muri la traspirano. Gli occhi delle persone si illuminano quando ti parlano di come l’ossido di silicio si trasforma in una porta. Si, ossido di silicio, perché nel frattempo l’azienda è divenuta un’azienda tecnologicamente avanzata e conosce tutto sul vetro. Chimica, flessibilità e resilienza. Ha sviluppato numerosi brevetti. Ha un centro ricerca e progettazione. Ha collaborato e collabora con designer di fama internazionale con cui e per cui ha sviluppato delle tecniche per arricchire una lastra di vetro con inserti e disegni. Ha sviluppato sistemi di gestione e processi automatizzati che permettono di produrre in serie l’unicità delle richieste dei loro clienti. Come un artigiano, Henry Glass è capace di dare forma solida ai desideri dei loro clienti attraverso sistemi di progettazione e produzione che permettono di rendere serie ciò che è unico. Questa contrapposizione, all’inizio, confonde. Ma più entri nell’azienda e più parli con chi la vive, e più capisci che quella passione primordiale ha dato luogo ad un circolo virtuoso tra arte e tecnica. La duplice anima dell’artigiano, che crea e costruisce i suoi strumenti di lavoro, ha trovato piena realizzazione in Henry Glass, dove l’una sostiene sviluppa l’altra e viceversa.
24 Ottobre 2013 (Milano, Sala Lauree della Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università di Milano, Cielo: Nuvoloso)
Una sessantina di studenti con una naso rosso da pagliaccio parlano tra di loro in una stanza un po’ grigia e dall’aria austera. Il format è quello del Playground® Frogmarketing. Il dialogo è concitato. Si confrontano. Discutono. Propongono idee. Delle maniglie di porta da mettere nei metrò al posto delle maniglie per attaccarsi. Un competizione tra studenti delle scuole di design per chi disegna la miglior porta. Delle porte da inserire in passaggi critici della città per far esperire il significato ed il valore delle porte Henry Glass. C’è un equipaggio vestito con delle camice nere con una rana sul taschino. È l’equipaggio della Frogmarketing Airline. C’è, in particolare, chi ha permesso a questa compagnia aerea di fare molti viaggi. Chi ha contribuito ma soprattutto ci ha creduto… Unis&f. Cercano di fare ordine e di tenere la rotta. Un team affiatato di piloti (il management di Henry Glass), che prendono appunti e danno spunti. Interviene la torra di controllo che riassume le parole chiave in una tag cloud. È l’una e trenta, la lezione è finita da più di 40 minuti e non è ancora uscito nessuno. L’aereo atterra e la via è tracciata. Io, con fare quasi carbonaro, mi domando: cosa succederebbe se certi mie colleghi entrassero in questo memento? Ma poi guardo il viso degli studenti. Mi sembrano proprio contenti. Non capita tutti i giorni di essere coinvolti in un processo decisionale aziendale. Non è il solito caso studio, dove viene un imprenditore o un manager e racconta la sua storia. Qui abbiamo un’azienda che sia apre e dice agli studenti: io credo che voi possiate fare la differenza. Mi piacerebbe fare un’azione di comunicazione non convenzionale, ma la voglio pensare e fare con voi. Perché la creatività è contatto, interazione, saper dialogare con chi è diverso da te ed ha esperienze diverse dalle tue. La creatività non nasce in un ambiente chiuso. Bisogna uscire e confrontarsi tutti i giorni con la varietà e la diversità del mondo. Un’azienda che ha il coraggio di rompere la barriera che divide Università e piccola e media impresa alla ricerca di nuove fonti di valore e appunto.
Perché una storia non convenzionale al cubo:
- Perché l’obbiettivo di Henry Glass è sviluppare un’azione di comunicazione non convenzionale. Lo fa perché crede che sia necessario sperimentare nuovi modi di comunicare per coinvolgere la propria rete vendita e i propri clienti in un dialogo più aperto, ricco, trasparente ed interattivo. Lo fa perché crede che i canali tradizionali non siano in grado di trasferire la ricchezza ed il significato della propria passione per il vetro e dei valori che sono fondamento del proprio essere imprese.
- È non convenzionale il modo in cui questa azione è stata sviluppata. Henry Glass, si è rivolta a Unis&f perchè decisa a trovare un appoccio diverso. Così l’idea di organizzare un contest. Ma non si è limitata a ciò. È non convenzionale anche il modo in cui ha deciso di lanciare il contest e fare il briefing agli studenti. È stato organizzato un Playground dove l’impresa ha presentato se stessa e le sue esigenze. Il Playground ha esso stesso alimentato il dialogo in rete. Ha prodotto materiali e contenuti che hanno permesso di connotare e riposizionare il brand. La pagina facebook dell’azienda ne è un esempio. Dimostra come Henry Glass sia un’impresa vicina ai giovani, aperta al dialogo, al nuovo e alla novità. Un’azione come il Playground, se gestita bene, vale più di una pagina pubblicitaria su di un giornale.
- È non convenzionale, infine , il modo in cui ho tentato di raccontarvi questa storia. Un racconto per fotogrammi. Un tentativo di farvi sentire parte delle emozioni che io ho provato in questa esperienza. Il mio obiettivo, almeno nelle intenzioni, era superare la logica di chi impacchetta un’esperienza in una serie di buone pratiche, ma le fa vivere e sentire perché solo così divengono veramente accessibili.
Il contest è ancora in corso. Siamo alla fase finale. Restate sintonizzati per sapere come prosegue.