Molto tempo fa gli uomini hanno inventato la filosofia.
Guardavano il mondo e ne comprendevano la complessità cercando di trarne dei principi generali e soprattutto “IL” principio primo.
Una ricerca da poco.
Qualcuno poi ha preso questo enorme “elefante intellettuale” che è la ricerca di senso e l’ha diviso in pezzetti: matematica, fisica e scienze applicate; perché converrete che mangiare un elefante a piccoli bocconi è una strada più semplice che mangiarlo tutto in un boccone con una domanda del tipo: “L’Universo è infinito?”.
Quei giovani filosofi guardavano il mondo, ne indagavano le relazioni e cercavano di raccontarlo in una forma logica. Con un presupposto di fondo: il mondo è così come lo vedo.
E se non fosse così?
Se invece di ragionare solo sul mondo dovessimo contemporaneamente ragionare sul nostro modo di vedere il mondo? Quali occhiali indossiamo, com’è costruito il nostro intelletto, quali sono le facoltà che ci permettono di vedere quello che vediamo?
A un tratto nella storia del pensiero Kant coglie questa maturazione e scrive un libro denso, memorabile e, in un certo senso, rivoluzionario: “La critica della ragion pura”. Una tagliente e micidiale analisi della ragione intesa come facoltà con i suoi limiti e le sue potenzialità.
L’indagine è duplice. Io, il mio modo di percepire e il mondo fuori di me.
Tutto questo mi è venuto in mente leggendo un bel libro intitolato: “100 cose che ogni designer deve conoscere sulle persone” di Susan M. Weinschenk, Pearson.
In questo caso la parola design riguarda tutto quello che è progettato dall’uomo per essere usato da un altro uomo che sia un sito web o un congegno medico. L’autrice è una psicologa che si dedica da trent’anni alla psicologia applicata alla progettazione tecnologica.
Il libro è diviso in capitoli con titoli accattivanti tipo:
- Come le persone focalizzano l’attenzione
- Come le persone leggono
- Come le persone pensano
Oppure
- Cosa le persone provano
- L’uomo è un animale sociale
e molto altro.
Ogni capitolo è costruito in schede semplici e chiare: un titolo, una breve introduzione all’argomento, gli esperimenti fatti, correlati da link, le fonti e le raccomandazioni finali.
Il presupposto alla base di questa ricerca è che spesso progettiamo il mondo attorno a noi dimenticandoci di chi userà quel prodotto cioè un essere umano che ha alcune caratteristiche dalle quali non possiamo esimerci: come vede, come lavora la sua memoria o semplicemente che la sua attenzione ha una calo dopo 10 minuti.
Vi spiegherà per esempio perché la vista periferica è molto più importante della vista centrale ed è per questo che i banner, negli angoli dello schermo, funzionano (sono visti) sempre. Oppure come le persone percepiscono gli oggetti e se l’oggetto non appartiene a certe categorie non viene “letto” e quindi non capito immediatamente.
Vi spiegherà che l’informazione è una droga per le persone e se costruiamo il percorso giusto, sfruttando questa caratteristica, possiamo tenere incollate le persone al nostro sito web.
Il libro è molto interessante anche perché spiega alcune errori madornali nel web oppure processi efficaci mostrando siti che spesso usiamo tutti noi come Mail cheap o Dropbox. Spesso pensiamo di aver fatto un bel lavoro, invece, per un essere umano, scriviamo processi troppo faticosi, usiamo strutture che non coinvolgono o semplicemente ci dimentichiamo di quello che noi vorremmo trovare.
Perché anche voi siete esseri umani giusto?