Insieme si insegna e si impara: dalla piramide alla tavola rotonda

Si ipotizza che nel giro di pochi anni, tre generazioni di persone collaboreranno contestualmente nella stessa organizzazione, grande o piccola che sia. Riusciamo a immaginare tre culture, tre formazioni, tre differenti poteri a confronto?

È pensabile che chi abbia più esperienza, si senta più propenso a insegnare che a imparare, eppure ormai sempre più spesso può accadere il contrario e allora?

Cosa si può fare?

Ad esempio si potrebbe cominciare facendo il punto della situazione e accorgerci che:

  • in generale, non è più il capitale strutturale a fare la differenza;
  • la tecnologia in un tempo relativamente breve, ha rivoluzionato tutti i sistemi sia produttivi che di comunicazione;
  • il capitale umano in questo momento, può rappresentare la chiave di volta.

In ogni impresa c’è un valore che si è costruito nel tempo fatto di conoscenza esplicita e implicita. La conoscenza implicita o tacita è quella difficile da codificare, da far rientrare in un archivio o sintetizzare in una formula e che si trova esclusivamente nel vissuto delle persone, nella loro mente. Un patrimonio dell’azienda custodito da ogni singolo dipendente che dovrebbe essere trasmesso e, ad ogni passaggio: trasformarsi, integrarsi, evolversi, pur mantenendo i valori univoci dell’impresa.

Quello che spesso accade è che le aziende si trovano ad avere persone molto esperte, ma poco inclini a integrarsi con il nuovo e l’inserimento di una nuova risorsa in ambiti poco aperti e scarsamente innovativi, può creare una duplice perdita: da un lato chi è appena entrato si integra poco e male; dall’altro l’azienda perde la potenziale capacità innovativa del neo assunto.

Quello che queste tre generazioni, che convivono nello stesso momento e nella stessa organizzazione dovrebbero fare: è condividere una comune visione futura, andando oltre il punto di vista individuale, oltre la piramide; mettersi intorno a una tavola rotonda e imparare ad ascoltare e acquisire un nuovo valore: la “lungimiranza” che sembra essere una parola sparita dal nostro vocabolario, dalla nostra cultura.

Come fare?

Esistono metodi di trasmissione di conoscenze e competenze, che costituiscono soluzioni efficaci all’apprendimento scolastico e formativo, che possono essere attivati in modo informale. Si tratta di passaggi d’informazioni e conoscenze all’interno delle imprese, tra diverse generazioni e tra neo assunti e senior. Questi passaggi sono tanto fondamentali quanto trascurati. Infatti, nelle aziende poco spazio è dato all’individuazione e promozione di figure, che potremmo considerare anelli della catena del valore della conoscenza, capaci di svolgere funzioni di Tutor, Mentor e Coach.

Il passaggio delle conoscenza in azienda

Ho volutamente distinto le tre figure: Tutor, Mentor e Coach, perché a mio modo di vedere hanno funzioni e utilità differenti.

Quali sono le loro caratteristiche e quando potrebbero essere più efficaci?

TutorIl tutoring si sostanzia in un rapporto che ha il compito di stimolare l’apprendimento incoraggiando l’individuo a un comportamento attivo, supportando il senso di autoefficacia, valorizzando le diversità individuali e riconoscendo nell’errore un’occasione di crescita e di apprendimento(Guilbert, 1981). Principalmente un modello di trasmissione delle conoscenze di tipo scolastico, ma nelle aziende medio/grandi il ruolo di Tutor, può essere ricoperto da una persona di staff che assume il ruolo di “guida” allo scopo di trasmettere la conoscenza tecnico-specialistica e trasferire a colui che sta apprendendo i fondamentali del ruolo, della mansione.

Coach. Il coaching è generalmente inteso come un rapporto di partnership che si stabilisce tra Coach e uno o più individui; viene definito come un processo che stimola la motivazione e facilita al cambiamento, al fine di assicurare l’incontro tra i bisogni individuali e dell’organizzazione. Questo ruolo nella maggior parte dei casi è una figura esterna all’azienda, ma potrebbe anche essere una competenza che un dirigente ritiene di dover acquisire per coordinare al meglio le proprie risorse.

Mentor: La figura del Mentore è un insieme di ruoli: Coach, padre, guida, insegnante e sponsor…. Il termine Mentore presenta origini storiche molto lontane nel tempo. Omero, narra che Ulisse, re di Itaca, prima della sua partenza per la guerra contro i Troiani, affida l’educazione del suo unico figlio Telemaco ad un insegnante saggio e anziano, Mentore. Questi ben presto ne diventa la “guida personale” egli opera non solo come insegnante, ma anche come consigliere, amico, padre putativo, assumendo la responsabilità di preparare Telemaco a diventare re e succedere al trono.

Per sintetizzare:

Tutor, mentore e coach: quali differenze?

Mentre le figure di Tutor e Coach sono correlate ad un progetto, un obiettivo preciso, ad esempio, nel caso del Tutor una volta “consegnate” le informazioni l’obiettivo è raggiunto; nel Coaching lavorando su un processo che facilita il cambiamento, a risultato ottenuto la relazione viene conclusa, oppure si sposta su un nuovo obiettivo. Per quanto riguarda il Mentore invece, la situazione è un po’ più complessa e può avere sviluppi inaspettati.

Oggi il Mentore ha bisogno di lavorare su se stesso, mettere in atto un costante processo di cambiamento, un’alchimia che lo integri un giorno dopo l’altro in questo mondo che non si può fermare; Il primo insegnamento per il suo protégé dovrà essere l’esempio che lui darà di se stesso.

È lo spirito di squadra la chiave vincente, occorre saper scegliere i migliori, il vero capo deve gestire non le persone ma una visione, lasciando le persone libere di perseguire quella visione dando il meglio del proprio talento, magari per strade diverse. Ed essere mentori dei propri dipendenti significa saper imparare da loro, Reverse Mentoring: il capo che ascolta e impara, soprattutto dai più giovani. Domandandosi se ci sono abbastanza “persone folli” capaci di ragionare fuori dagli schemi, di spiazzare e inseguire strade nuove… (di Roberto Bonzio su CheFuturo)

Se Omero dovesse re-scrivere l’Odissea e ambientarla ai giorni nostri, come descriverebbe le caratteristiche di Mentore? Quale dovrebbe essere il suo profilo per affiancare Telemaco nella sua crescita fino a diventare il re che succederà al trono di Itaca?

Basterebbero 140 caratteri?