data protection

A fasi alterne tornano alla ribalta problematiche legate alla privacy degli utenti, sempre piu’ sensibili a questo tema. Per molti aspetti il principale motivo che genera queste criticità è legato alla rapida evoluzione della tecnologia, in particolare del web e dei dispositivi elettronici, rispetto alla capacità umana di utilizzarla e capirne a fondo le possibili derive e conseguenze, ma anche di regolarla e indizzarla con normative e leggi a livello sovranazionale. In generale infatti l’esposione di possibilità di archiviazione di dati, ha reso possibile nel tempo la creazione di database enormi a costi via via sempre piu’ contenuti. Di questo ne hanno beneficiato lo sviluppo del web e i dipartimenti marketing e CRM di tutto il mondo.


Negli ultimi anni sta crescendo la consapevolezza del consumatore e utente rispetto ai propri diritti in merito al trattamento dei dati che fornisce nel variegato mondo di internet. Con colpevole ritardo la legislazione sta cercando di arginare il far west normativo che ha concesso finora dei comportamenti fin troppo spregiudicati in termini di protezione dei dati personali da parte di numerosi attori dell’arena digitale, in primis Facebook e Google.

Ma quali sono veramente i rischi per le aziende, di qualsiasi natura e dimensione, che utilizzano queste piattaforme? Bisogna infatti capire che soprattutto per le aziende europee, i rischi sono piuttosto elevati e che l’utilizzo strumenti banali, come ad esempio Google Analytics, non sono esenti da rischi dal punto di vista della protezione dei dati.

Le principali problematiche derivano dalle seguenti aree:

      1. Could computing.
        Il cloud computing è uno strumento straordinario. Ha consentito il salto di qualità di moltissime piattaforme web e ha reso possibile cio’ che fino a 10 anni fa era difficilmente prevedibile. La legge di Moore in qualche modo ci guida in questo anche per quanto riguarda l’evoluzione della capacità della memoria di massa.
        Questo rende sicuramente molto efficiente ed economico gestire, elaborare ed archiviare una mole enorme di informazioni, ma non consente di poter avere il pieno controllo su di esse. Secondo le recenti evoluzioni della normativa della Comunità Europea, i dati archiviati, anche se sotto il consenso dell’utente, devono poter essere cancellati, il famoso diritto all’oblio,  in qualsiasi momento dall’utente. Con il cloud computing, questo è difficoltoso, se non utilizzando servizi specifici e ritagliati ad hoc, come server dedicati, che pero’ non hanno lo stesso livello di efficienza ed economicità. Se questo risulta problematico, ma risolvibile per le aziende, la stessa cosa non si puo’ dire per i singoli utenti di programmi di archiviazione di file.
      2. Social networks.
        I social media in generale, ma principalmente Facebook,  hanno avuto la grande intuizione di rendere il web popolato da persone reali e non da alias: questa è stata la rivoluzione copernicana del social network. Accedere a informazioni personali di piu’ di 1 miliardo di persone in tutto il mondo è una miniera d’oro in termini di profilazione degli utenti e di possibilità di attività di marketing. Piu’ volte pero’ è emerso come la privacy policy di Facebook non sia del tutto conforme alle richieste di riservatezza degli utenti e a piu’ riprese l’opinione pubblica ha lanciato attività di disiscrizione da Facebook come protesta. Da qui ai prossimi mesi molte cose dovranno e potranno cambiare, il braccio di ferro fra piattaforme social e legislazione è solo cominciato.
      3. Analytics.
        Come e forse piu’ dei social network, gli strumenti di analisi della navigazione sono stati fin dagli albori sotto il mirino della legislazione per la protezione della privacy. Sebbene non sia cosi evidente e facilmente identificabile, la violazione della privacy da parte di questi strumenti è sicuramente paragonabile alle precedenti, anche se piu’ tecnologicamente avanzata e complessa. In realtà tutto nasce dall’utilizzo dei web cookies che consentono di rendere identificabile una sessione di navigazione da un determinato browser. L’attivazione dei cookies da parte di un utente consente di accedere a numerosi siti, specialmente di usufruire di servizi di e-commerce, che per ovvi motivi comportano uno scambio di informazioni personali sensibili.

Sempre piu’ spesso aziende e professionisti sviluppano il loro business grazie anche ad una solida presenza online, dovrebbe essere chiaro a tutti che l’evoluzione di questi strumenti e piattaforme deve essere regolarmente monitorata per non incorrere in problematiche legate alla protezione dei dati dei propri visitatori e utenti. Mandare ad esempio una banale newsletter, non è per niente privo di rischi se fatto senza la consapevolezza degli strumenti che si utilizzano e le limitazioni legislative.