L’ondata di interesse verso i Social Media ha, da un lato, creato un nuovo ambito di azione per le imprese e di specializzazione per i lavoratori; dall’altro ha fatto sì che il termine Social Media venisse utilizzato come parola jolly. La mia impressione è che si siano perse le basi e che l’approccio ai Social sia caratterizzato da poca strategicità e organicità. L’immagine dei Social Media Lavoratori che la maggior parte delle aziende è quella di uno sbarbato ragazzino che mette Like, manda Tweet, conquista Fan, scrive commenti nei blog. Se partiamo da questa immagine traiamo le seguenti conclusioni: non c’è bisogno di grande professionalità; i Social Media servono a poco, forse a niente; una generale incapacità da parte delle aziende di valutare l’offerta presente sul mercato, laddove questa risulta giocoforza livellata verso il basso. Come uscire da questa situazione che danneggia, sia i lavoratori qualificati, sia le aziende?
Personalmente ritengo vi sia necessità di definire le professionalità nell’ambito dei Social Media con un approccio nuovo, trasversale ai saperi aziendali e contemporaneamente in divenire.
Nel provare a disegnare un nuovo approccio sono finito con lo scrivere una sorta di Manifesto:
1. I Social Media non sono panna montata. Essi non sono una opzione nella strategia aziendale e non sono nemmeno un’alternativa; sono parte della strategia aziendale stessa e possono essere anche uno dei pilastri del modello di business. Da ciò ne deriva che chi gestisce i Social Media deve essere coinvolto nel processo di costruzione della strategia aziendale, o almeno deve averla compresa, al fine di scegliere, posizionarsi e usare i Social in modo coerente con la mission aziendale. Insomma, più che di panna montata stiamo parlando del gelato!
2. I Social Media sono come un cane. Una volta che si compra un cane, si fa un investimento economico ed emotivo e, soprattutto, non si può e non si deve comprare un cane per moda. Esso non ha scadenza e non lo si deve abbandonare. Richiede un impegno costante. Bene, i Social Media sono la stessa cosa. Se vogliamo risultati non basta attivare l’account, essere presenti sui Social di moda e/o sugli ultimi arrivati. Bisogna capire, che i Social sono un canale di comunicazione a due vie con il mercato, vanno scelti e gestiti con cura e attenzione. Non possiamo prenderci un Rottweiler se siamo sedentari e allo stesso modo non consiglio un Bulldog se vi piace correre al caldo. La conseguenza è che se l’azienda decide di affrontare i Social Media deve essere cosciente che essi non vanno presi alla leggera, serve professionalità e dedizione.
3. I Social Media sono come il tempo in Inghilterra: cambia più volte al giorno e continuamente. Se vi avvicinate ai Social Media non vi basta sapere come e quali Social usare oggi. Non potete nemmeno prevedere quali serviranno o come si useranno i Social di domani. Colui che si presenta sul mercato come esperto in Social Media deve sapere apprendere, ricercare, studiare testare ed essere curioso. Le aziende devono comprendere che i Social Media sono in evoluzione. Aprire la propria azienda ai Social Media significa capire che d’ora in avanti avremmo da un lato una fonte di informazioni infinita e dall’altro la necessità di ri-tarare continuamente la nostra comunicazione e posizione sul mercato. In tal senso, i Social Media possono rappresentare l’opportunità di instillare in azienda un atteggiamento mentale più aperto, attento e pro-attivo.
4. Gestire i Social Media è come cucinare: non esiste la ricetta perfetta per tutti i gusti, le decisioni e i momenti. Nel creare una azione basata sui Social Media occorre valutare con attenzione l’azienda e il mercato cui si propone. Non esiste LA soluzione per tutte le aziende e tutte le situazioni: serve adattabilità e ascolto. Nella definizione della ricetta perfetta per i Social Media molte voci sono caratterizzate da “q.b.” e richiedono di conoscere l’azienda, comprendere il mercato e apprendere evoluzioni e innovazioni aziendali, nei gusti e preferenze dei clienti e negli strumenti legati al web 2.0. Tuttavia, come ogni ricetta, alcuni ingredienti devono essere precisi, mischiati con dovizia e scelti con attenzione, ovvero non si può improvvisare niente e tutto va misurato, valutato e controllato.
5. Gli esperti di Social Media sono come i parrucchieri: fanno un lavoro in cui ci si deve sporcare le mani, si può e si deve essere creativi, bisogna mettersi in gioco continuamente, bisogna tenere un occhio ai numeri della cassa e alla tecnica e l’altro all’estetica, all’apparenza e alle tendenze. Non esiste un bravo professionista dei Social Media che non sia sempre alla ricerca dell’equilibrio tra questi elementi.
Il Master in Social Media Marketing dell’Università degli Studi di Milano ambisce a creare professionisti dei Social Media capaci di: dialogare in termini strategici con i manager aziendali; padroneggiare gli strumenti attuali; apprendere e monitorare tendenze e innovazioni del settore; pianificare e gestire azioni creative e unconventional.