Sette come i sette nani, i sette re di Roma, i sette peccati capitali. Sette che te ne dimentichi sempre uno. Sette come Luglio. Un mese anomalo, prima freddo, poi caldo, poi caldissimo. Un mese per il mare, un mese che una volta era vacanza e oggi è tutto aperto. Anche il Parlamento. Le città non si svuotano, si continua a lavorare. La comunità virtuale e non, rimane collegata. Comunità, che bella parola. Viene dal latino naturalmente, communitas, e definisce una collettività i cui membri agiscono, anteponendo i valori e gli interessi del gruppo ai propri o a quelli di altri gruppi. Ecco, quando parliamo di community sarebbe più corretto quindi tradurre con collettività; perché per convertire collettività in comunità è necessaria una condivisione di scopi, di pensiero, di modus vivendi.
Il tema della comunità è molto frequentato. Sia in ambito professionale, sia in ambito sociale.
Professionalmente, gli ultimi anni hanno visto una tendenza sempre più marcata alla creazione di prodotti/servizi customizzati sui bisogni di consumo di specifici target, l’analisi del mercato si è quindi sofisticata sia dal punto di vista degli strumenti necessari per realizzarla, sia dal punto di vista concettuale.
Le comunità sono diventate dunque clienti, dove il concetto di segmentazione prende nuovi significati legati al co-creare comune e le consuete distanze spesso riscontrabili tra impresa e cliente si mescolano in nuove emergenti ecologie del valore.
Nel sociale, le cose sono un po’ più fluide, assistiamo a fenomeni diversificati: partiamo proprio dalle opportunità che l’estate e le vacanze ci offrono per andare alla scoperta di luoghi e storie che non credevamo possibili. Siamo in Val d’Ossola, provincia di Verbania, alto Piemonte, un antico villaggio semiabbandonato è rinato grazie all’impegno di Ken Marquardt, architetto americano, che all’inizio degli anni ’90 si innamora di questi luoghi e delle loro architetture di pietra; insieme alla moglie inizia un percorso di rinascita e ripopolazione, culminato nel 2001 con la fondazione dell’Associazione Canova che conta 120 soci, tra architetti, insegnanti e residenti. Nel 2012 viene formalizzata una collaborazione tra l’Associazione e il Politecnico di Milano per l’utilizzo della tecnologia digitale laser da utilizzare per la ricostruzione del vicino borgo di Ghesc. Realtà locali ma per nulla secondarie.
E ancora, Arcevia, luogo incantato delle Marche. Una collina che svetta, la Riserva San Settimio e un progetto visionario che arriva da lontano, dagli anni ’60 quando l’arte andava a braccetto con la vita e diventava pane quotidiano. Il progetto di Italo Bartoletti e Ico Parisi, oggi risplende coniugando territorio e ospitalità, arte e natura. No, non un semplice resort, una vera comunità, in cui ci si ritrova e si condivide, con un’idea sempre ben chiara in testa: c’è sempre qualcosa da imparare dal confronto delle idee.
Le idee passano poi in cascina, a Milano come in Piemonte, nel Lazio e in Campania; vecchie strutture per nuove realtà, il bisogno di genuinità, di prodotti freschi, non pensiate che sia solo una moda, è un modo di vedere il mondo. E il modo per preservarlo. Il rurale, negli ultimi anni, ha smesso di essere qualcosa di altro per diventare luogo di studio e di impresa.
Un mondo fatto anche dalla comunità che della cascina è l’anima, la custode, ne ha fatto il suo luogo di lavoro ma anche di pensiero, di sviluppo, azzarderei, di vita. Esempi di un circolo virtuoso che si chiude con la comunità/impresa che fa comunità con i propri clienti!
Mi dicono che siamo all’inizio di un nuovo Rinascimento. Non fughe, ma inizi.