
Questa settimana ho letto due post interessanti.
Il primo si intitola: Questioni di Copyright: come scoraggiare chi copia i contenuti sul sito Mysocialweb di Riccardo Esposito e parla di testi rubati.
Il secondo è Il contenuto: dove lo metto? nel blog serio e ironico di Marco Ziero il quale racconta una situazione che accade spesso con i clienti.
Cominciamo dal primo.
Vi è mai capitato di scoprire che il vostro post sia stato copiato? Cosa fare? La prima reazione sarebbe partire all’attacco. In qualche modo. Un attacco irrazionale, accecato dalla rabbia, e probabilmente poco strategico. Ma come? Noi? Quelli che cercano di spiegare il valore di ogni singola parola e che le nostre azioni devono avere una strategia poi ci facciamo prendere dall’impulsività? Eh no!
Se vi capitasse (di essere copiati, rubati e incollati) prima di tutto telefonate a un caro amico e, per sfogarvi e in amicizia, insultatelo come fosse il ladro. Poi vi fermate e ragionate. La reazione dev’essere calibrata all’offesa perché ci sono stili di furto diversi.
1. Hanno copiato e incollato spudoratamente in malo modo.
Strano, ormai sono rari. Per chi bazzica il web sa che ci sono strumenti per trovare i doppi; sa che Google penalizza i contenuti duplicati e sa anche che di solito si legge molto dello stesso argomento. Probabilmente sono degli incompetenti o peggio in mala fede.
2. Hanno copiato strappando i pezzi al vostro post senza citare la fonte.
In questo caso ci può essere la malafede o una svista. Per esempio un giovane collaboratore che ha visto un post che citava un post che ne citava un altro. E si è perso. Oppure qualcuno voleva fare il furbo, prendere qualcosina sperando che andasse tutto bene…
3. Hanno letto il tuo post, l’hanno trovato molto bello e l’hanno riscritto.
Alcune parole diverse, ma in sostanza è il tuo con la maglietta invece che con la camicia.
Secondo me questi sono i più furbi perché per riscriverlo con le stesse argomentazioni il tuo ce l’avevano sotto gli occhi. Non puoi proprio accusarli di plagio ma qualche sassolino dalla scarpa bisogna toglierselo.
Malafede a parte, c’è sempre un pizzico di pigrizia quando accade un evento del genere. Intellettuale e fisica. Ma quella intellettuale è la peggiore.
Cosa fare? Si parte da una semplice mail, allo screenshot e su a salire d’intensità. Per le possibili reazioni vi lascio al post di Riccardo (che potete riprendere anche qui). Leggete i commenti ci sono alcune proposte davvero subdole.
Ma perché un professionista dovrebbe copiare?
Secondo me è strettamente collegato al “valore” dello scrivere professionale. L’esempio, che cita Marco nel suo post, non è il primo e purtroppo non sarà nemmeno l’ultimo. Un cliente trasforma la proposta di scrivere i contenuti utilizzando un professionista in un simpatico “coinvolgiamo i blogger”. Così evito seccature, scrivono loro e io risparmio.
I clienti, quando presentiamo un preventivo per una serie di contenuti, strabuzzano gli occhi. Il primo pensiero che hanno nella loro testolina è: “Devo spendere così tanto per uno che scrive? Tutti scriviamo!”.
Caro signore è un lavoro, anche se fatto con carta e penna, è un lavoro cioè richiede la stessa professionalità del tuo fornitore più importante. Fino a quando non riusciamo a far capire che un lavoro intellettuale ha la stessa “dignità”, in termini di sforzi, entusiasmo e passione, cambierà poco.
Le due situazioni, i copioni e i clienti che risparmiano “sulle parole”, sono i lati della stessa medaglia e hanno lo stesso obiettivo: risparmiare. Da una parte tempo, risorse e certamente soldi. Dall’altra anche. Soltanto che i primi, i finti professionisti, dovrebbero saperlo il valore del testo scritto e del lavoro; l’altro, il cliente, se non capisce che è meglio un lavoro ben fatto piuttosto che un testo raffazzonato che deve essere rivisto dopo poco tempo, allora non ha ancora capito che un prodotto di qualità ti permette di risparmiare.
Quanto avete risparmiato facendo i furbi? Se fate bene i conti poco.
È un circolo vizioso che si autoalimenta in continuazione di cattivi maestri e pessimi seguaci. Solo noi possiamo spezzarlo continuando a spiegare che scrivere, e scrivere bene, con efficacia e strategia, non è più il tema fatto a scuola.