mappamondo

Intorno al 1400, in un vecchio monastero della laguna veneta, un frate stava per compiere un’impresa: disegnare il mondo

A quel tempo la cartografia per come la conosciamo noi era solo una possibilità e parte del globo ancora da scoprire. Fra Mauro, con il solo orizzonte del monastero negli occhi, andava “compilando” un mappamondo. Era un lavoro filologico più che da cartografo perché i dati non erano punti cardinali, ma racconti di missionari e mercanti. Il “mappamondo”, conservato nella Biblioteca Marciana, è un’infografica artigianale che racconta un cambiamento in atto. Le parti bianche lentamente prendevano colore, bastava che qualche temerario andasse a vedere, scoprire, vivere quell’angolo di mondo.

Angoli del mondo dove spesso noi venivamo considerati strani, incomprensibili, forse barbari.

I barbari, quasi una categoria mentale, sono sempre esistiti. I barbari sono il cambiamento che a volte assume forme non immediatamente riconoscibili, ma quando il barbaro bussa alla tua porta poco si può fare: stai già respirando la mutazione. Cerchiamo d’isolarlo, evitarlo o rinchiuderlo, ma è un polline che si respira in modo inconsapevole. Anche Beethoven, che noi consideriamo l’apice della cultura, come dice Baricco in questo libro, è stato barbaro; talmente barbaro che i giornalisti del tempo lo definivano “…musichetta”.

Fra Mauro non faceva parte del “business” del tempo, ma l’impresa che stava realizzando era frutto di una necessità e di un cambiamento in corso. Lui era il passato, loro, i mercanti, erano il futuro.


Pochi giorni fa è uscito un piccolo volume presso Adelphi intitolato “L’impronta dell’editore” scritto da Roberto Calasso. Il libro è colto, ma non difficile, e racconta l’editoria attraverso alcuni aneddoti della casa editrice. Racconta la nascita di Adelphi da un’idea forte: pubblicare libri unici, cioè libri nei quali fosse condensata un’esperienza unica del mondo.

L’intento era di pubblicare una serie di libri unici che, come piccoli tasselli non necessariamente vicini o concordi, costruissero un angolo di conoscenza, una certa idea del mondo. I lettori sarebbero stati di nicchia, ma si puntava a costruire un rapporto tra l’editore, con la sua proposta, e i lettori che avrebbero riconosciuto e condiviso il percorso.

A un certo punto del libro Calasso scrive: ”Rapporto che i dottrinari del marketing, nelle loro abissali riflessioni, definiscono valore aggiunto del marchio”. 

Non se la prendano i dottori di marketing, l’autore è troppo intelligente per criticare in modo superficiale una parte necessaria del mondo moderno, ma ha le sue ragioni, se vorrete leggere.

Su Repubblica, in questi giorni, è comparso un articolo di Alessandro Baricco per il ventennale della Scuola Holden e la presentazione della nuova sede. In quelle righe non si spiega niente di business e numeri, quanto piuttosto le nuove materie e i nuovi approcci. Uno tra questi mi ha colpito. Baricco parla di mappe: ogni studente entrerà nella scuola con una serie di autori preferiti, la propria personale mappa, ma ognuna di queste indicazioni sarà posata sulla grande mappa della letteratura dando indicazioni di percorso, angoli del mondo ancora bianchi da andare a vedere, scoprire, e vivere.

Al tempo della nascita di Adelphi, nel 1962, la cultura italiana era dominata da “qualcosa” che impediva a un certo genere di libri di entrare o tornare nel mercato. Avere una certa idea del mondo, che comprendeva tasselli di cultura estromessa dalla morale comune, ha realizzato la spina dorsale valoriale di un’impresa di successo e dal forte valore aggiunto.

L’intelligenza di Baricco sta nel voler capire il cambiamento senza perdersi, senza buttare via Beethoven, ma cercando di capire quale sia il suo nuovo posto. Se leggete il suo “I barbari. Il  Saggio sulla mutazione” vi accorgerete che lui non giudica ma si siede, guarda, chiede e confronta. Il cambiamento non è buono o cattivo. È necessario comprenderne il verso.

Conoscere la propria mappa personale, che possiamo tradurre in valori e storia, è fondamentale per scorgere dove siano i punti bianchi ancora da scoprire. Si può partire, ma ricordatevi sempre che per realizzare un’impresa è necessario avere un’idea forte, nessuna paura dei barbari e la vera curiosità di conoscere e qualche volta cambiare idea, mappa, orizzonte.

Buon viaggio.