Oggi Milano, e gran parte dell’Italia, ha salutato Franca Rame, grande attrice e attivista.
Vi blocco subito, se state pensando che questo post abbia un preciso orientamento politico, vi state sbagliando. Franca è solo un simbolo e questa vuole essere un’umile riflessione sul ruolo dei Social Network nella nostra società, e in particolare sulla questione femminile. Già la definizione, “questione femminile”, mi fa venire i brividi, mi da già l’idea di ghetto, di emarginazione. Credo, infatti, che sia proprio lì il problema, quando definisci una cosa, in qualche modo la crei, e definire il “femminismo”, significa, a mio avviso, sottolinaere il problema, non cercare di risolverlo. Il problema è negli occhi degli altri.
Ma veniamo il nostro tema: i Social Network e il web naturalmente.
Provate a farvi un giro, nel web proliferano siti, blog, forum, dibattiti sul tema, e non parliamo di superficialità, c’è la 27Ora su Corriere.it, c’è Little Light Lab, c’è Donne Manager, c’è Ilcorpodelledonne di Lorella Zanardo, c’è Popoli in fuga di Laura Boldrini su Repubblica.it. Insomma grandi teste, riflessioni giuste e importanti, denunce, sensibilizzazioni.
Nessuno rimane indifferente. E quindi? Quindi, a memoria non ricordo un periodo storico in cui si siano verificate così tante violenze, e tanto feroci, sulle donne e sui più deboli.
La mia memoria si ferma presto, così ho chiesto a mia mamma, che ha confermato, allora ho chiesto a mia nonna, che ha 95 anni, il femminismo lo ha visto nascere, lo ha condiviso e ha militato (insieme alla Franca), ha combattuto quella cultura che considerava la donna inferiore e sottomessa all’uomo, ha combattuto per quello che abbiamo oggi, la possibilità di indignarci, di denunciare.
La questione è: o i media ci stanno bombardando con queste notizie, o qualcosa non va.
Più denunci, sbatti sotto gli occhi della gente una situazione non più trascurabile, più la violenza aumenta: è l’accettazione che manca, il web ci da uno strumento in più per essere informati ma contestualmente da la possibilità di spettacolarizzare la violenza. E anche di nasconderla dietro l’anonimato.
Permettetemi una riflessione finale, questa volta di parte si, ce ne vorrebbero tante di Franca Rame, di mia nonna, di Laura Boldrini, e invece mi pare di vedere sempre di più chi del suo essere donna fa una questione fisica piuttosto che morale.
C’è ancora molto da lavorare, non illudiamoci che attraverso un’informazione più diffusa, certe incrostazioni culturali possano sciogliersi.
L’ha detto anche Jacopo Fo, Franca stava sul campo perché ci doveva stare, perché le cose andavano cambiate.
Così mentre salutavo Franca, pensavo a quell’inutilità delle quote rosa, è ho capito che il colore delle donne, cazzo, non è il rosa, è il rosso.