Mai incazzarsi perché può capitare. Il morto intendo. E quando c’è il morto non c’è n’è per nessun ufficio stampa.
“Abbiamo il morto, sorry”: può capitare nella carriera di un addetto stampa di sentirsi rispondere proprio così da un giornalista dall’altro capo del telefono.
Tu gli hai appena inviato un bellissimo comunicato stampa, scritto bene, rispettando le 5W, con un incipit ineccepibile, con un titolo perfetto, le foto allegate giuste, inviato nei tempi tecnici e soprattutto con una “notizia” dentro. La tua “notizia” funziona, ha legame con il territorio, ha un contenuto nobile, di utilità pubblica, è una “bella notizia”, insolita, eccezionale, insomma: è notiziabile.
Anzi, ancor di più: hai fatto il “recall”, cioè hai telefonato al giornalista di una testata in particolare per essere sicuro che abbia ricevuto il tuo comunicato stampa e per sollecitare gentilmente la pubblicazione della notizia, lui ti ha risposto positivamente e ti ha assicurato che il pezzo esce. Peggio ancora: il pezzo è già in pagina, il giornale sta per essere chiuso e tu stai già gongolando all’idea che domani leggerai la tua notizia stampata… quando all’improvviso (e tu non lo sai) nella redazione echeggia un grido: “Abbiamo il morto!”.
Incidente mortale, incidente sul lavoro, omicidio. Fermi tutti. Qualche bestemmia e si deve ristabilire tutta la gerarchia del giornale in uscita. Al morto l’apertura e le prime pagine interne di approfondimento. Tutto il resto slitta. Al giorno dopo, se la notizia è ancora notiziabile, o direttamente nel cestino.
Tu il giorno dopo vai a comprare il giornale e cerchi disperatamente la “tua” notizia. Non c’è.
Sfogli e risfogli le pagine. Niente da fare.
Allora, sempre gentilmente, telefoni al giornalista che magari è anche tuo amico e chiedi come mai non è uscito il pezzo che ti aveva assicurato doveva uscire e lui semplicemente ti dice che “c’era il morto“.
Ecco come funziona il backstage. La gerarchia delle notizie che stabilisce un giornale (e lo stesso vale per radio, tv e web) rispetta una linea che cambia a seconda del tipo di testata, del taglio editoriale e della tipologia tematica, ci sono testate che danno ampi spazio a certi argomenti e ad altri no, ci sono testate che riportano esclusivamente le notizie che riguardano un certo territorio, altre testate che invece dedicano un tot di spazio alla cronaca e un tot alla cultura e agli eventi…
La “tua” notizia si insinua lì dove può, dove trova lo spazio, dove trova i lettori e dove la redazione decide di darglielo.
Non è automatico, come invece credono molti non addetti ai lavori, che un comunicato stampa entri direttamente nella pagina.
Per quanto l’Italia sia appena al 57° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa (dopo il Niger), la regola che vuole il giornalista e la redazione “liberi” di scegliere a quali notizie dare spazio vige ancora, seppur con parecchi scivoloni.
Quindi inutile arrabbiarsi e mai e poi mai rimproverare i giornalisti perchè non hanno fatto uscire un pezzo che noi volevamo far uscire.
Il morto è solo un esempio per capire la dinamica: quando c’è una notizia bomba di politica, economia, catastrofi varie… beh, la competizione con la nostra notiziola si fa più ardua.
E’ giusto saperlo per non arrabbiarsi. Ed è giusto saperlo per spiegarlo al cliente dell’ufficio stampa, che solitamente è convinto che il suo comunicato stampa sia più importante di qualsiasi altra cosa, anche del morto.