
[7-eleven] Nella puntata precedente di “Se Internet ha vinto, Facebook è morto e i social media stanno male”:
A cambiare sono i consumatori, il mercato, le aziende, lo scenario, la comunicazione ecc.. Quattro o cinque anni fa queste soluzioni hanno rappresentato il futuro. Servono nuovi approcci, nuove idee, per identificare nuove soluzioni.
@10:00 a.m. Se #internethavinto Facebook è morto e i social media stanno male
Quello con il cappotto si muove un poco sulla panchina, forse a disagio: “Facebook non sa chi è… non ci avevo pensato. Questa deve spiegarmela meglio!”.
“Certo” rispose l’altro stringendo la valigetta come se fosse talmente ricca d’idee da avere vita propria.
“Vede ogni …
Episodio 1: Ogni prodotto, servizio o brand ha il suo ciclo di vita
Ogni prodotto, servizio o brand ha il suo ciclo di vita. Introduzione, sviluppo, maturità e declino scandiscono il tempo delle nostre idee e del nostro portfolio. Anche i social media sembrano non essere immuni dal ticchettio del tempo e si iniziano a vedere i primi sintomi della fase di maturità.
Qualcuno di voi potrebbe dire, “ma come? Ma se sono appena arrivati al grande pubblico (soprattutto in Italia)”. Non è tanto il prodotto in se a denotare tali caratteristiche quanto il “prodotto” informazione. Si, perché quello che sta accadendo è che i social network come Facebook e Twitter (Linkedin meriterebbe una discussione a parte), che, proprio in relazione alla loro esponenziale crescita in termini di base utenti, hanno moltiplicato la quantità di informazione disponibile a tal punto che:
1. Molto spesso gli utenti fanno una selezione delle informazioni a disposizione scegliendo dalle proprie liste quali utenti seguire maggiormente e quali invece no, per esempio attraverso la funzione Aggiornamenti di FB.
2. Anche senza selezionare gli aggiornamenti, spesso nella lunga timeline quotidiana, gli utenti selezionano in automatico quali notizie reputano degne di attenzione e quali no, abbassando (per difesa) il grado di attenzione nei confronti dell’iper-informazione a cui sono sottoposti. Come dice Paolo Ratto nel suo post:
Gli utenti fanno fatica a seguire tutti gli aggiornamenti, e, come dimostrano i dati condivisi negli ultimi giorni da Social Bakers, i contenuti pubblicati dai brand vengono captati in percentuali inferiori rispetto al passato. L’algoritmo specifico che decide “quali contenuti far vedere a quali utenti” (si chiama EdgeRank) ha difficoltà oggettive sempre maggiori ed il fatto che Facebook lo stia modificando ultimamente ne dimostra l’evoluzione.
3. Inoltre, come segnala Gianluca Diegoli:
se nessuno vi si fila, su Facebook, anche lui non vi si filerà (ci tiene a tenere vivo l’interesse dei SUOI utenti, in modo che non facciano altro che scorrere il feed tutto il giorno) e quindi farà vedere i vostri update al massimo al 10% dei vostri fan, cioè a pochissimi, in pratica (via wearesocial). E in generale, Facebook ritiene — in media — che le persone preferiscano leggere gli update dagli amici piuttosto che dalle Page a cui si iscrivono.
Insomma, ci comportiamo né più né meno di come facciamo con quello che nel gergo del direct e dell’email marketing si chiama spamming. Forse meno infastiditi dall’invasività – anche se a mio modo di vedere solo percepita – ma sicuramente meno attenti e meno coinvolti per sovra-esposizione.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=RaJnbDKavME&w=450]
L’inquinamento e il rumore di fondo è sempre stato uno dei problemi principali nel web, ed ora si è propagato anche ai Social. In questa confusione riuscire a comunicare ai propri follower/friends/list/cerchie diventa difficile e costoso in quanto legato alla loro capacità e volontà di attenzione. Ma non è che si vada profilando un quadro che abbiamo già sentito e già visto?
A questo si aggiunge, come riportato da Emanuele Quintarelli, che agli utenti di Facebook interessano molto le conversazioni tra altri utenti come loro e poco quello che dicono i brand di se stessi in rete e su Facebook…
[7-eleven] Nella prossima puntata di “Se Internet ha vinto, Facebook è morto e i social media stanno male”:
Il web poggia le sue origini e forse gran parte dei suoi successi sulla coda lunga. Sulle infinite nicchie di mercato. Emergere dalla coda oggi significa farsi trovare e saper coltivare bene la propria nicchia.
@12:00 a.m. #internethavinto, la coda lunga e la morte Social delle relazioni deboli