[7-eleven] Nella puntata precedente di “Se Internet ha vinto, Facebook è morto e i social media stanno male”:

Ogni prodotto, servizio o brand ha il suo ciclo di vita. Anche i social media sembrano non essere immuni dal ticchettio del tempo e si iniziano a vedere i primi sintomi della fase di maturità. ma come? …

@11:00 a.m. Da #internethavinto al declino di Facebook

Nelle puntate precedenti

“Certo che vista così è disarmante …”

L’uomo con il cappotto guarda in basso; erba bruciata e terra. L’uomo con la valigia invece guarda il traffico davanti a loro.

“No, non è disarmante, ma forse è necessario riflettere sul cambiamento e questo implica una serie…”

Episodio 2: Il web, la coda lunga e la forza delle relazioni deboli

Questo implica una serie di cose che sono d’importanza cruciale per lo sviluppo del social media marketing, e che in qualche modo rimettono in discussione le previsioni di Massimo Marchiori nella sua intervista del 2010:

Il web non sarà solo una grande biblioteca, ma una piazza di incontri: i social network lo stanno già dimostrando.

Sempre come sostiene Gianluca Diegoli:

Facebook non è cattivo: è come Google — per ogni argomento c’è solo uno che arriva in prima fila nella ricerca — il miglior contenuto. E se voi, per il vostro utente, non siete in prima fila nei suoi sentimenti, Facebook gli farà vedere al posto vostro un altro update delle decine di pagine a cui è iscritto. Quale? Quello che ha più like, e quello con più interazione passata con l’utente. Sono questi “i link SEO” di Facebook, molto semplice.

facebook è mortoInsomma, Facebook, detta in parole povere, sceglie per noi cosa è rilevante e cosa non lo è – scusate l’estrema semplificazione.

Il web poggia le sue origini e forse gran parte dei suoi successi sulla coda lunga; sulle infinite nicchie di mercato. C’è chi ritiene questo assunto errato. Che il web sia certamente uno strumento (più) “democratico” che permette a tutti, in potenza, di dare un contributo al mondo della conoscenza è una questione assodata, ma, con il passare del tempo ci siamo resi conto che era una speranza, un’idea, un augurio che aveva forse ragione di esistere 4-5 anni fa, quando il web aveva un’audience diversa. Il principio meritocratico emerge sempre, ma, purtroppo, serve uno sforzo maggiore rispetto a prima perché l’audience è cambiato e si è fatto più generico, se vogliamo anche meno “raffinato”. Si tratta di un’audience di “travaso” dai mass media tradizionali ad internet e che presumibilmente non ha alcun interesse per la coda lunga neanche sul web. Oggi gli utenti di internet corrispondo per il 75-80% (dipende dai Paesi e dal grado di istruzione) a quelli della TV o di altri mass media. Non c’è da stupirsi se le logiche son diventate le stesse. I media son fatti per parlare alle audience, se l’audience cambia, il media si adegua e produce contenuti adatti a quell’audience: in generale le dinamiche dell’informazione cambiano. Ma l’assunto non è errato, la coda lunga non è morta. Ha semplicemente un ruolo diverso, se dimentichiamo per un attimo il crowdsourcing, meno rivoluzionario. E per rivedere questo ruolo dobbiamo ripensare a cosa significa oggi emergere dalla coda lunga. Non si tratta di risalire verso le aree dei cosiddetti “blockbusters” ma di:

  1. farsi trovare;
  2. coltivare bene la propria nicchia.

Facebook, a differenza del web, è incentrato su una timeline, su un processo temporale, che male si adatta a rappresentare una rete sociale di piccoli mondi (small worlds). La timeline impone un’ottica giornalistica fatta di titoli a sensazione per richiamare l’attenzione dei lettori che mal si sposa con l’era della condivisione di conoscenza. Sembra in tal modo venire meno la sua funzione di ponte (bridge) verso nuovi piccoli mondi richiudendoci nella scatola delle relazioni più frequenti e rappresentate in modo sequenziale. Lasciando perdere la naturale riflessione quindi sulla sua granovettiana (la forza delle relazioni deboli) attuale e reale utilità a fini relazionali e dimenticando per un attimo le dichiarazioni di Zuckemberg sulla volontà strategica di aumentare la rilevanza in ottica di relazioni di business di Facebook, qual è l’effetto di una siffatta situazione?

Sempre Diegoli nel suo articolo ci dice:

Se nessuno vi si fila, può essere che Facebook non sia l’ambiente adatto. O che l’abbiate preso sottogamba, pensando che qualche link in rete basti, nel 2012, come strategia di contenuto. O è probabile che riteniate che non servano contenuti pensati appositamente per la piattaforma.

continua

[7-eleven] Nella prossima puntatadi “Se Internet ha vinto, Facebook è morto e i social media stanno male”:

Facebook e i social media devono essere riconsiderati per quello che sono sempre stati: strumenti. Bisogna andare oltre e ripensare tutto da zero, attivando nuovamente il pensiero strategico.

@02:00 p.m. #internethavinto, i Social per la PMI stanno male e bisogna ripensare tutto da zero