Celebrity sells: la celebrità vende. Usare il volto e la fama di un personaggio dello spettacolo o dello sport eccetera per fare pubblicità ad un prodotto, una marca, un evento, il più delle volte funziona.
Ci sono stati grandi del passato, “riesumati” grazie alla tecnologia moderna, ci sono stati i campioni sportivi, le starlette, le cantanti che hanno prestato la loro inconfondibile voce ad uno spot, ci sono stati attori premi Oscar: tutti loro hanno reso il messaggio pubblicitario più accattivante con la loro presenza, e il prodotto venduto più desiderabile.
I personaggi famosi scelti per pubblicizzare un prodotto non sempre impersonano loro stessi, ci sono casi in cui recitano nelle sembianze di personaggi che hanno gà interpretato, ed altre volte in cui vengono ideati personaggi nuovi, nati ad hoc per rappresentare al meglio quel determinato prodotto in quella determinata pubblicità. In tutti questi casi, si sfrutta la popolarità del vip in questione per rendere più appealing il prodotto.
C’è poi un ulteriore modo di impiegare la fama di un personaggio per fare pubblicità, un escamotage che trovo personalmente molto affascinante, ed è quello di relazionare quel determinato personaggio ad un contesto noto a lui e a noi (utenti): come ad esempio un film che ha girato, una canzone che ha cantato, un evento in cui ha dato il suo contributo. In questo modo non soltanto il personaggio viene coinvolto nello spot e nel processo marketing di quel determinato prodotto, ma viene anche coinvolto ciò che primariamente associamo a quel personaggio, come appunto la sua canzone più famosa, o uno dei film per cui ha vinto dei premi. È un modo di fare pubblicità sfruttando i due canali più significativi di un personaggio noto: la sua popolarità e il motivo della stessa.
Un esempio recente e molto affascinante di pubblicità in questo senso che personalmente mi ha colpita e trovo molto affscinante è la pubblicità del Galaxy Note II, che ha visto il bravissimo regista Wim Wenders fare da protagonista. Oltre alla presenza di Wenders e al suo utilizzo nello spot, quello che risalta è la scena, l’ambientazione e i flashback che rimandano tutti direttamente a uno tra i suoi più famosi film: “Il cielo sopra Berlino”. Analizziamo insieme la pubblicità: c’è Wim Wenders e ci sono le persone nelle strade, nelle metropolitane, nelle case, c’è il cielo e sopra un angelo che guarda, osserva. E’ Bruno Ganz in una immagine recuperata dal film. Il bianco e nero che nel film la faceva da padrone, ha lasciato il campo ai colori accesi e vivi che lo schermo del moderno phablet Galaxy Note II sa invece restutuire. E i pensieri non si ascoltano, si leggono su quel magico schermo.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=iiXoVHQMDjY]
Wim Wenders si aggira per le strade e osserva la gente e la città e noi che guardiamo, ascoltiamo i suoi pensieri. Il regista sta pensando a quando il film è stato girato, al tempo che è passato e alle cose che sono cambiate, al muro che è stato abbattuto, e soprattutto a quanto sarebbe stato utile avere uno strumento come quello pubblicizzato per girare il film. Perchè? Perchè il phablet avrebbe permesso a Wenders di fare più facilmente quello che ha fatto quando ha diretto questo film: andare a braccio, cogliere momenti della gente e della città, creare estemporaneamente. “scrivere, disegnare, e farlo ovunque”.
C’è anche una piccola assonanza con il film che si nota e non si nota in questo spot, e che personalmente trovo geniale: le persone che usano il Galaxy e scrivono i loro appunti, creano cose e ne sfruttano tutte le potenzialità, sono come quelle persone che Bruno Ganz in quanto angelo ascoltava e confortava. Sono persone immerse nelle cose che fanno, e in quelle che pensano. Le persone che camminano nelle strade sono le stesse; i pensieri sono cambiati diventando immagini, annotazioni e piccole perle grafiche.
Il claim di questo dispositivo cita “Tutte le cose che potete fare in un batter d’occhio, con un dispositivo così piccolo e leggero. Chiunque può farlo”.
E allora cosa ci vuole dire questo spot. Io voglio credere che con la stessa genialità (in misura ridotta, ovviamente) con cui “Il cielo sopra Berlino” fu ideato, questo spot nasconde più di una interpretazione. Associare uno strumento così moderno ad un film di 25 anni fa non voleva solo avere lo scopo di regalarci qualche immagine di quel prezioso capolavoro che fu il film di Wenders. C’è qualcosa nascosto tra le righe e io sono certa che vada cercato tra le persone, le stesse che fanno da protagonista al film e quelle che lo fanno nello spot. La gente e i loro pensieri, la loro comunicazione. Qualcuno una volta mi ha detto “non ci sono pensieri senza parole”: sarà da qui che sono partiti Wenders e i pubblicitari del Galaxy per mettere in scena questo spot?
Personalmente trovo geniale come nella durata di meno di un minuto questo spot sia riuscito a rendere una idea tanto attuale (disegnare, scrivere, condividere in un tutt’uno) alla stregua di un concetto dal sapore antico. È rendere la modernità e il suo progresso comprensibili, semplici.
Guardare questo spot è un po’ come realizzare che gli strumenti dell’era digitale siano strumenti di cui abbiamo sempre avuto bisogno. Solo che non lo sapevamo.