Il testo che hai scritto ti piace? Taglialo! Puoi sicuramente accorciarlo ancora un po’. Con questo piccolo trucchetto chiunque debba scrivere un testo (un post, una news, una mail…) può essere certo di fare un piacere al proprio interlocutore/lettore.
Roba da stage di giornalismo. Ho passato giornate intere a ridurre a poche righe articoli lunghi e noiosi (i miei!) da 5000 battute a 2000, da 2000 a 1000, da 1000 a 500. Una sofferenza necessaria. Una palestra di sintesi, preziosissima, grazie alla quale ho imparato quante parole superflue vengano usate per esprimere un concetto che si può sintetizzare in una riga.
Alla base rimane una questione di tempo che vale in generale, e per il mondo della comunicazione digitale in particolare. Quanto tempoabbiamo a disposizione per leggere una mail, un post o una comunicazione qualsiasi? Sempre meno. Idem il nostro lettore/interlocutore. Inutile quindi dilungarsi in pappardelle interminabili: la dote più apprezzata ai comunicatori del nuovo millennio è la brevitas, la capacità di sintesi e la coincisione.
Niente a che vedere con quello stile pomposo e formale del burocratese o del bell’italiano che si imparava a scuola. Sono da abolire tutte le frasi che cominciano con i gerundi, i periodi che superano le due righe, i preamboli e le frasi di cortesia. Vada invece per la struttura più semplice e banale: soggetto-predicato-oggetto-punto a capo. Un po’ come il buon vecchio Cesare nelle versioni di latino. Essenzialità, immediatezza e via, dritto all’obiettivo. Nella prima riga deve esserci scritto già tutto: chi, cosa, dove, quando e perchè (le famose 5 W…) E se qualche frase non suona bene … via, cancellare senza pietà!
Abbi il coraggio di uccidere le tue parole. Soprattutto quelle che ti piacciono di più, soprattutto gli aggettivi e i paroloni, soprattutto quelle che ti danno più soddisfazione. Si, perché spesso capita che chi scrive instauri un rapporto affettivo con le proprie parole. È strano, ma è proprio così. Tu ti metti a scrivere, Scegli le parole giuste, loro sono la tua creatura, man mano che le snoccioli le vedi prendere vita, le assapori sulla punta della lingua, le digiti sulla tastiera ed appaiono lì sullo schermo del pc (per non parlare di quando le scrivi a penna!) belle, perfette, tue. Te ne sei innamorato in pochi istanti e non permetteresti a niente e a nessuno di cancellartele.
È proprio questo “attaccamento” sentimentale il campanello d’allarme. Innamorarsi delle proprie parole è vietato a chi comunica. Dobbiamo sempre essere pronti a sacrificarle nell’ottica di semplificare il nostro testo, di accorciarlo e sintetizzarlo. Il nostro obiettivo è comunicare, cioè veicolare un messaggio verso un interlocutore: la forma, lo stile sono funzionali alla comprensione del messaggio, non sono una finalità. Ci è richiesto un linguaggio chiaro e diretto, pulito. All’inizio ci sembra forse un po’ troppo asciutto, troppo secco, con tutte quelle frasi brevi e quei punti a capo. Poi ci si fa l’abitudine, anzi, poi finisce col piacere sempre più. È un po’ come nel design: essenziale è bello.