Spotify è un servizio di streaming musicale, ideato dalla startup svedese Spotify AB nel 2008. I numeri ci dicono che è un successo. Inoltre, è legale! Addio alla pirateria musicale: con Spotify la musica apre le sue porte (davvero quasi tutte le porte) agli utenti, offrendo un ampio catalogo musicale on demand. Al momento è disponibile in 16 nazioni. Unico inconveniente: l’Italia non è, al momento, tra queste.
Prepariamoci per ora comunque ad accoglierlo al meglio e a capire di cosa si tratta.
Spotify mette a disposizione un catalogo di circa 15 milioni di canzoni ed è un vero e proprio social network della musica, dal momento che favorisce e crea interazione tra gli utenti: si possono condividere playlist e crearne di nuove, si possono inseriredelle canzoni nelle finestre condivise e, in questo modo, renderle scaricabili con un semplice link. Come se non bastasse tutto ciò, è anche perfettamente integrato con i maggiori social network (Facebook e Twitter). Quest’ultimo è un aspetto non da poco, perché se Facebook ha un deficit, è proprio quello di non mettere a disposizione dell’utente un vero servizio musicale, ma di permettere solo la condivisione della musica attraverso link e video. Le app per Android e iOS sono già disponibili per riempire le nostre giornate di musica!
La grande rivoluzione di Spotify è fatta principalmente di due fattori: il primo è la vittoria della musica legale a scapito della pirateria , e il secondo è la possibilità di potere personalizzare la musica e nello stesso momento condividerla con gli altri. Spotify permette, infatti, di creare una playlist in base ai nostri gusti e preferenze, che man mano che condividiamo con gli altri, cambia e si modella considerando anche i gusti delle persone con cui l’abbiamo condivisa. Se prima eravamo abituati a creare le nostre playlist e, al massimo, a condividerle attraverso un link, ora possiamo modificarle e possiamo addirittura crearne di condivise. Spotify sta volando sulle ali di ciò che ha cambiato il modo di concepire il web dai tempi della rivoluzione Facebook: l’interazione tra gli utenti sul web. .
A tale proposito, a fortificare il concetto della musica come un qualcosa da condividere, è comparso SpotyShare, il portale che permette di lavorare insieme alla stesura di playlist, una collaborazione creativa tra gli utenti. Qualcosa ci lascia intendere che Spotify stia sfruttando nient’altro che la “rivoluzione sociale”, iniziata con i grandi social network che tutti conosciamo, e che sta portando l’utente ad essere sempre meno individuale, e sempre più sociale.
Fino a qui tutto chiaro e semplice. Ma sorgono due domande:
- Quale è il modello di business di Spotify?
- E’ possibile pensare ad una strategia di marketing legata ad esso?
Per quanto concerne il modello di business, la pubblicità ha un ruolo fondamentale quando si parla di Spotify se non altro perché permette all’utente di provare il servizio.
L’utente può richiedere un periodo di utilizzo gratuito ed avere la possibilità di usufruire del servizio per sei mesi. Oppure può sottoscrivere un abbonamento e avere accesso alle canzoni che si vogliono ascoltare. La maggiore differenza tra l’offerta Free e quelle a pagamento sta nel fatto che chi ha il servizio a pagamento non verrà interrotto nell’ascolto della musica dalla pubblicità.
La pubblicità su Spotify cerca di essere mirata sfruttando le informazioni che Spotify incamera al momento della registrazione. Gli spot non sono a caso ma mirati a target precisi, sono audio ma anche video, ed interrompono l’ascolto tra una canzone e l’altra per circa 2 o 3 minuti ogni ora di musica ascoltata. La verità è che nonostante la pubblicità permetta di usufruire di Spotify per 6 mesi gratuitamente non a tutti piace. Così come ci lamentiamo della pubblicità durante i film, gli utenti di Spotify si lamentano della pubblicità durante l’ascolto. Il punto è che Daniel Ek e il suo team contano di non fare affidamento sull’account Free e sulla pubblicità per avere introiti, il loro progetto è di farlo sparire, ad un certo punto, e lasciare solo gli account che prevedono abbonamenti. L’account Free è stato studiato principalmente per rendere Spotify più appealing della pirateria, rendendolo gratuito. 15 milioni di utenti usano Spotify, e la maggior parte non paga niente. Passeranno alle versioni a pagamento? Questa è la sfida.
Per quanto concerne la possibilità di usare Spotify come strumento di Marketing la risposta sembra essere positiva anche se la cosa è solo all’inizio. Alcuni grandi brand hanno già raccolto la sfida. Caffrey’s ad esempio, la nota marca di birra made in Ireland, ha mandato in onda su Spotify una trasmissione radiofonica, usando due famosi DJ come vettori dei messaggi. Agli utenti veniva chiesto di entrare nella homepage della bevanda e di votare le loro canzoni preferite scegliendole da una lista precedentemente organizzata. I brani vincitori sono stati poi raccolti in una playlist da condividere con gli amici. Quello che Caffreys ha fatto è stato cavalcare l’onda del successo tutto social di Spotify, per conquistare una fetta di utenti ben precisa. Il punto di forza di questa azione di social media marketing è stato proprio il combinare l’aspetto più sociale di Spotify con la pubblicità, coinvolgendo attivamente gli utenti. Per il marchio di birra, quella con Spotify è stata la prima campagna di marketing 2.0 e gli ideatori hanno affermato che è stata studiata per dare un nuovo volto, più moderno, al marchio. Quale migliore strategia che sfruttare qualcosa di così innovativo come un servizio di musica on demand?
Allo stesso modo il marchio Coca Cola ha scelto Spotify come principale fornitore di musica nella sua timeline Facebook. Un accordo che è ovviamente finito sulla bocca di tutti e che ha contraddistinto da subito il successo della piattaforma di condivisione musicale. La musica e la Coca Cola hanno una relazione iniziata molti anni fa: se ricordiamo bene, la maggior parte degli spot Coca Cola avevano come vettore principale la musica, e Daniel Ek ha affermato che “Spotify e Coca Cola credono entrambi che la musica, la tecnologia e la creatività possono connettere le persone”. Di nuovo elemento principale è l’interazione che Spotify mette a disposizione. Ancora il direttore marketing di Coca Cola, Joe Belliotti ha affermato: “siamo entusiasti della innovativa piattaforma musicale che è Spotify e dalla opportunità di creare una reale rete globale di musica”. Spotify rappresenta un elemento nuovo nel mondo dell’advertising non tanto per l’uso della pubblicità come strumento per potere offrire un servizio gratuito agli utenti quanto per offrire alle aziende una piattaforma con un mix vincente fatto di interazione, social media, milioni di utenti e musica.
Spotify è diventato un case study sul quale concentrarsi per capire le nuove tendenze sociali e di marketing. E noi restiamo in attesa di saperne di più, quando potremo diventare utenti attivi. Come diceva Nietzsche “Senza musica la vita sarebbe un errore”, e senza stare al passo con gli innovativi strumenti che il mercato offre per usufruirne, ce ne priviamo un po’.
Speriamo, presto, non sia più così.