Ho letto di recente il libro “Grom. Storia di un’amicizia, qualche gelato e molti fiori” scritto da Federico Grom e Guido Martinetti, i fondatori della ormai famosa catena di gelaterie. Il libro racconta la storia di come due ragazzi, che nulla sapevano di gelato, siano diventati punti di riferimento mondiale nel settore. Il libro è interessante e divertente. La scelta di scriverlo a quattro mani, dando continuamente le due prospettive dei fatti, permette di meglio comprendere i caratteri, le diversità e la dualità che è alla base del processo creativo che ha generato questa impresa. Insomma, un’ottima lettura per chi vuole mantenere attivo il cervello sotto l’ombrellone senza impegnarsi troppo. Il mio obiettivo, però, non è scrivere l’ennesima recensione del libro, ma soffermarmi su un evento che viene raccontato nella parte finale e che è collegato ad un tema a me caro: la fortuna. Il tema della fortuna, per chi lo leggerà, torna spesso nel libro. Ma se ne evidenzia soprattutto il carattere serendipitoso. Ovvero collegato alla capacità di creare e cogliere le condizioni perché essa si realizzi.

La storia a cui mi riferisco racconta di come Grom abbia sviluppato l’idea di produrre internamente una linea di prodotti da forno, che vengono utilizzati anche nella produzione dei loro gelati e dei propri coni. Tutto ha inizio da una sosta non programmata da un fornaio – tale Stefano – di Nucetto, un piccolo paese dell’appennino al confine tra Liguria e Piemonte, sulla strada di ritorno da Bagnasco, dove i protagonisti, in questo caso Guido e Vittorio, si erano recati per l’acquisto di pali di castagno da utilizzare a Mura Mura come tutori per le piante di frutta. Detta così, si può parlare tranquillamente di FORTUNA. Ma se si comincia a scavare si scopre che il motivo della sosta fu l’insistenza di Vittorio, direttore di Mura Mura, di visitare questo panettiere di cui aveva sentito parlare. Vittorio, a sua volta, era stato scelto per gestire Mura Mura per la profonda conoscenza del territorio che aveva dimostrato in pochi minuti, durante una passeggiata tra i filari di Barbera. La decisione di investire in un’azienda agricola (Mura Mura) era stata anch’essa stimolata da un evento casuale: la bontà di un sorbetto prodotto con le pesche dell’albero del giardino di casa dei genitori di Grom, che aveva avuto un eccesso di produzione. Tutti questi eventi, se presi singolarmente, sembrano totalmente fortuiti. Insieme, però, formano una trama che cospira affinché l’impensabile si possa realizzare. Quell’universo che, come dice Coelho, cospira affinché chi lo desidera con tutto se stesso possa realizzare i propri sogni.

Ma qual è il punto di questa storia? Io credo che si possa trarre una importante lezioni manageriale sull’importanza di scegliere bene i propri collaboratori. Noi siamo abituati a sceglierli in base al curriculum. Questo ci racconta quanto bravi siano a studiare, che esperienze e competenze hanno acquisto, etc. Ma Vittorio non è stato scelto per quanto è bravo e per cosa sa fare. Queste sono qualità comuni a molti altri. È stato scelto per la passione ed il sistema dei valori che rappresenta ed incorpora: la tradizione contadina. Il gusto per le buone cose, la passione per la propria terra. I valori che Grom vuole impersonare e di cui si fa promotore nel mondo. È ovvio che la scelta di Vittorio non comprenda a priori l’incontro con il panettiere di Nucetto e l’idea di produrre prodotti da forno. Ma rende questo evento, quasi impossibile, più probabile. Questo ci dice una cosa importante su come si costruiscono ecosistemi creativi, capaci, cioè, di generare sempre nuove opportunità di business; richiede di costruire attorno a se un fitta trama di relazioni con persone ed imprese che condividano i tuoi stessi valori e la tue stesse passioni: degli esploratori attraverso cui sondare nuovi “paesaggi” ed opportunità di business. Solo così si può rendere la propria fortuna meno improbabile.