Riporto qui un po’ di recenti evidenze che credo abbiano un tratto comune:

  1. A maggio dello scorso anno nasce Pinterest, una bacheca su cui collezionare e condividere immagini. Mi chiesi, ai tempi, se fosse così necessario. Non ci avrei scommesso.
  2.  A marzo Facebook lancia la Timeline. Mi dissi: normale, è nello stile del web e del social essere dinamici e lanciare novità.
  3. Poche settimane fa Facebook annuncia l’acquisto di Instragram. Nuova sfida a Google o ci hanno visto lungo?

Ora provo a mettere insieme i pezzi:

  1. Pinterest in 6 mesi ha superato gli 11 milioni di utenti in U.S. diventando il sito più veloce nella storia ad avere raggiunti i 10 milioni di utenti. Ed è anche il sito più copiato sul web. Nonostante sia ancora in versione beta e nonostante il suo modello di business non sia ancora chiarissimo.
  2. La Timeline di Facebook, oltre a rendere facilmente accessibili contenuti non recenti, si impone per l’enorme spazio dato alle immagini, sia in Timeline che inserendo uno spazio per l’immagine di sfondo.
  3. Instagram è lanciata per diventare lo standard per la condivisione di immagini.

Non so se questi dati siano sufficienti per saltare a delle conclusioni, ma un pensiero lo meritano.

Se aggiungiamo poi che YouTube è diventato il secondo motore di ricerca per numero di query e che proliferano motori di ricerca “visual search” come Oskope, il fenomeno si fa ancora più nitido.

Che si stia andando nella direzione di un web più “visuale” e meno parlato?

E’ indubbio che nell’essere umano c’è  un bisogno di immagine a livello di rappresentazione logica e di esperienza emotiva.

Le immagini sono fisse, ma spesso raccontano delle storie.

Il linguaggio visivo è immediato, anche se non necessariamente più chiaro.

E’ evidente, ma lascia spazio a interpretazioni.

Stimola e facilita la memorizzazione, ma estrapolando dettagli personali.

Sul web guida la navigazione e attiva l’attenzione. E arricchisce l’esperienza.

Fuori dal web diventa guerrilla o street marketing.

Quante migliaia di parole potrebbero raccontare questa storia?

Ma basta un frame 🙂