In matematica la soluzione esiste prima del problema. Ed è univoca.
C’è una risposta giusta e infinite risposte sbagliate. E facendo la prova sai di per certo se quella che hai trovato è quella corretta.
E’ per questo che mi è sempre piaciuta. Ti rende sicuro. Ti garantisce che una soluzione esiste e che quella soluzione è una e una sola. E se non esiste, perché non presente nell’universo di riferimento, beh, è accettata comunque: la soluzione è che non c’è soluzione.
Sembra banale, ma nella complessità in cui viviamo, la matematica è una bella certezza.
Ma quando entra in gioco il fattore umano, saltano le regole aritmetiche e tutto si complica.
Il totale non è più dato dalla somma delle parti e le soluzioni possibili cominciano a diventare numerose.
Nella vita, così come nel business, siamo sempre alla ricerca delle migliori soluzioni possibili.
Ma quale scelta sarà quella giusta? E soprattutto, ci sarà una scelta giusta?
La tendenza è sempre quella di semplificare il problema, di cercare soluzioni plausibili riducendole in variabili dicotomiche, e di descriverne i pro e contro.
Ma se, invece, la vera soluzione stesse nella ricerca creativa e innovativa delle strade possibili?
Se fosse più importante il processo di ricerca e sperimentazione che non quello di scoperta?
Idee, creatività, collaborazione sono variabili che non hanno nulla di nominale o cardinale né hanno obiettivo di semplificazione, ma anzi, incorporano infinite possibilità d’essere, infinite combinazioni possibili, infiniti mondi esplorabili.
Ed è proprio in questi molteplici intrecci che si genera il valore.
Il valore della collettività, delle reti, delle comunità, delle relazioni.
Un risultato che trova senso nella complessità delle connessioni e nell’apertura a nuove opzioni.
In Rete si veicolano emozioni, passioni e interessi: descrizioni del mondo, aspirazioni ed esperienze che le persone fanno con altre persone, situazioni, oggetti, brand.
Da qui nasce la possibilità di ripensare ai processi e di accogliere la molteplicità come risorsa di valore. Si fa strada un nuovo modello di business, basato sul crowdsourcing, che richiede lo sviluppo di un progetto, di un servizio o di un prodotto ad un insieme distribuito di persone organizzate in una comunità virtuale. La forza della collettività – e della pluralità – sull’individualità.
E’ quindi in atto una tendenza a sfruttare l’intelligenza collettiva, resa possibile dalle nuove tecnologie del Web 2.0, per raggiungere obiettivi di sviluppo, di innovazione, di crescita, di branding.
Infatti, attraverso le reti, non solo digitali, anche il brand diventa sempre più partecipato. Il brand smette di essere un prodotto/servizio, per incorporare un ecosistema di valori e di identità. Il consumatore non solo tenderà ad identificarsi in questi valori, ma grazie agli strumenti a disposizione è oggi in grado di contribuire attivamente alla loro creazione.
Un esempio di reale co-creazione è Zooppa, una start up che nasce dall’idea di offrire uno spazio per la pubblicità realizzata attraverso contenuti sviluppati dagli utenti, attraverso dei content proposti delle aziende.
L’azienda che si rivolge alla community di Zooppa posta un brief e mette a disposizione un premio per l’ideazione di uno spot.
In questo modo l’azienda non ha a disposizione un solo creativo di un’agenzia ma una comunità di appassionati, professionisti o solo sperimentatori che propongono idee e insieme esprimono la propria percezione del brand, contribuendo a co-creare il valore della marca.
Andrea Ganzaroli, docente di gestione d’impresa dell’Università di Milano, insieme a Silvia Mion (responsabile marketing di Zooppa) discuteranno la transizione del brand da prodotto a insieme di identità. Verranno approfondite le attività di branding con particolare riguardo alle forme cosiddette 2.0, collettive e partecipate, in cui il consumatore diventa protagonista e co-creatore di un valore generato congiuntamente con l’impresa.
L’incontro si terrà venerdi 6 Aprile 2012 presso la sede di Formazione Unindustria Treviso.
Nuove economie di Rete, semi di una trasformazione radicale in atto da tempo e che sta mostrando i suoi effetti, non sono solo un’opportunità, ma costringono a ripensare alla gestione di molti processi.
Citando Rob Kalin (29 anni – fondatore di Etsy): “Instead of having an economy dictate the behavior of communities, [my vision is] to empower communities to influence the behavior of economies”.
Quindi spazio alle community e alle centomila soluzioni possibili!