Davanti alla macchinetta del caffè in ufficio.
– Ieri mi ha chiamato un commerciale …
– Un commerciale?
– Si, non so nemmeno come abbia fatto ad avere il numero …. e mi dice… (sorso di caffè) …. che l’ultimo espositore è troppo delicato, si rompe e bla, bla …
– (ridendo) Cosa vogliono che li saldiamo?
– Infatti! Quanto vuoi che paghiamo un espositore che deve durare quindici giorni?
– Esatto!
– E mi dice che la promo non si legge perché i colori sono sbagliati …
– Che si metta gli occhiali… l’esperto (scoppiano a ridere)
– … e poi ha un espositore, la campagna su radio e tv e che pensi a inserirlo dai clienti…
– sarebbe da dirgli che senza strategia, senza lavoro di programmazione, senza progettazione farebbero molta più fatica a vendere ….
– (con tono ironico) Ma sai loro sono il motore …
Il giorno dopo in un bar due commerciali prendono il caffé
– Hai visto gli ultimi espositori?
– Si! Orribili. E poi non si legge nemmeno la promozione, hanno sbagliato i colori…
– E quanto ci hanno messo a spedirli?
– (con tono ironico) Ma sai loro sono dietro la scrivania ….
– Ma noi siamo la “faccia” dell’azienda…
– Siamo noi che dopo dobbiamo spiegare al cliente, e non abbiamo tempo di aspettare che loro …. pensino
– Infatti! Se non ci fossimo noi a vendere ….?
– Loro non avrebbero lo stipendio …
Quante volte avete sentito discorsi simili da qualcuno o addirittura nella vostra azienda?
E’ l’eterna diatriba tra commerciali e, a seconda dei casi, disegnatori, ingegneri, amministrazione, …
I commerciali pensano che “quelli dietro la scrivania”, come li chiamano, abbiano una bella vita, ma paradossalmente se prendete un commerciale e lo mettete proprio dietro la stessa scrivania dopo, forse una settimana, vedrete che comincerà ad diventare bianchiccio, metterà su pancetta e sarà sempre più lento.
D’altra parte “quelli dietro la scrivania” pensano che i commerciali siano necessari, ma rozzi nonostante la giacca e la cravatta. Pensano che gente, la quale impara a “gestire l’obiezione del cliente” lo fa sempre, 24 ore su 24, e quindi c’è poco da fidarsi. il commerciale è programmato (dalla stessa azienda per cui lavora anche “quello che lavora dietro la scrivania”, guarda caso) per vendere, vendere e vendere. Senza altro pensiero.
E poi ci si mette il padre di entrambi, l’Azienda, la quale chiede: agli scrivani di risparmiare, tagliare costi, saltare la giusta tempistica della programmazione per risolvere l’emergenza quotidiana; ai venditori di vendere, piazzare, guadagnare quote oggi, domani o entro il mese al massimo per il numerino nella tabella pivot.
Pensiamo siano due mondi e invece sono diverse angolazioni dello stesso lavoro. E se noi li prendessimo e li lasciassimo, una sera a cena, e si raccontassero? E se partecipasse anche l’Azienda, continuamente vissuta e percepita come un puzzle di funzioni?
La domanda è:
quale storia dovrebbe raccontare l’Azienda ai suoi dipendenti per farli sentire parte di questo unico grande progetto chiamato lavoro, sogno, soldi, vita, …
Credo che lo storytelling, inteso come individuazione della storia aziendale fatta di mitologie, contrasti e sfide, possa essere uno strumento di riflessione e sintesi. Un modo per far vivere l’azienda non come un insieme di funzioni ma come un organismo e una cellula.
Creare un’azienda significa far lavorare un gruppo di persone all’unisono al di là del ruolo aziendale. La visione funzionale e la divisione tra produzione, amministrazione e commerciale crea solo una serie di contrasti interni ed inefficienze.
Concludo con una domanda per ogni imprenditore: quante e quali storie vuoi che raccontino i tuoi dipendenti di fronte al prossimo caffè?