Quel che è certo è che si andrà in pensione più tardi e se siete under 40 mi immagino avrete pure dei dubbi se andrete in pensione oppure no. Le conseguenze di questo ennesimo spostamento dell’età pensionabile sono state più volte commentate in questi giorni dalle parti sociali e sui vari social network. Quello che secondo me è totalmente sfuggito al dibattito sono le conseguenze di tale spostamento, da un lato in termini di gestione e selezione delle risorse umane e dall’altro in termini di scelte lavorative.

Lo spostamento dell’età pensionabile è una minaccia e allo stesso tempo un’opportunità per aziende e singoli. (Se dopo questa frase non avete già smesso di leggere vi ringrazio per la fiducia e continuo!)

Se fino a qualche anno fa si poteva pensare al lavoro come una parentesi all’interno della propria vita, magari lunga e pesante, ma pur sempre una parentesi che terminava con certezza in un’età in cui mediamente uomini e donne potevano ancora godersi la vita ora questo è diventato un miraggio.

Il lavoro che facciamo oggi non può più essere considerato una parentesi di 8 ore giornaliere per 250 giorni l’anno per 30 anni. Oggi il lavoro diventa una parte importante della nostra vita se non altro in termini di tempo.

Le implicazioni sono secondo me varie e importanti sia per il singolo, sia per l’azienda e sia per che seleziona il personale (head hunter).

Per i singoli, la scelta del lavoro da intraprendere diventa sempre meno una scelta di opportunità e sempre più una scelta di passione e talento.  Per vivere bene il lavoro e prepararsi a cambiamenti sempre più diffusi e frequenti, in termini di ruoli, competenze e azienda, ognuno di noi sarà chiamato a mantenersi aggiornato (leggere, studiare, partecipare a conferenze, …), ricercare l’eccellenza, scoprire nuovi settori e nuovi ambiti in cui specializzarsi,  e imparare a gestire il proprio tempo libero. La contrattazione sarà sempre meno su basi monetarie e sempre più basata su benefit legati ad aspetti immateriali (libertà d’orario, indipendenza, flessibilità, …). Affrontare il lavoro secondo il vecchio paradigma “ti do il mio tempo e tu mi dai i tuoi soldi” oppure “faccio questo da 20 anni e non chiedermi altro” non porterà a nulla di utile se non a frustrazione e malcontento. Il cambiamento in atto avrà ripercussioni anche su chi un lavoro non ce l’ha. La ricerca di lavoro si trasformerà sempre più spesso in creazione del proprio lavoro.

Per le aziende, il cambiamento in atto richiederà maggiore attenzione agli aspetti valoriali e alle componenti legate alla comunicazione interna. Avere persone che lavoreranno più a lungo in azienda implica, infatti, la necessità di creare un ambiente dinamico, innovativo e creativo con spazi di confronto. Non possiamo pensare che una persona svolga con la medesima passione e attenzione lo stesso identico lavoro per 35 anni! Sarà compito dell’azienda, indipendentemente dalla sue dimensioni, creare opportunità di cambiamento. Si tratta di trasferire la spinta all’innovazione e al cambiamento cui l’azienda è sottoposta ai dipendenti in maniera positiva non sotto forma di stress ma sotto forma di opportunità per mettersi in gioco, crescere e cambiare. Questi cambiamenti non sono eludibili, l’alternativa è avere dipendenti stanchi, un ambiente fermo e refrattario al cambiamento, una costante richiesta di aumento degli stipendi e, soprattutto, una perdita di competitività dell’azienda.

Per chi seleziona il personale, cambiano i criteri. L’esperienza, il passato e il ruolo non potranno più essere il fattore esclusivo di selezione. Si dovranno considerare i percorsi e i curriculum misti, le competenze e le conoscenze trasversali, l’auto-istruzione, la passione e il talento del candidato. La sfida sarà cercare di cambiare i metri di selezione del personale. L’età non potrà più essere una barriera né per il candidato né per chi lo seleziona. Il curriculum credo dovrà sempre più raccontare la storia della nostra relazione con il lavoro in termini di felicità, competenze e passione.

Alla fine leggendo questo post forse si potrà pensare che sono un inguaribile ottimista, forse lo sono, ma quello che è certo è che il mondo e il lavoro stanno cambiando e questo Paese ha la necessità di trovare un’alternativa alle lamentele. Larga è la foglia, stretta è la via, ditemi la vostra che io ho detto la mia! Attendo commenti.