Frictionless sharing, ovvero “condivisione senza attrito”: si tratta di una delle novità presentate a settembre da Mark Zuckerberg, durante la conferenza F8 dedicata alle innovazioni previste per Facebook. Un nuovo modo di vivere l’esperienza di condivisione dei propri interessi che, secondo i paladini della privacy a tutti i costi, nasconderebbe una pericolosa minaccia all’utilizzo consapevole delle pratiche social da parte degli utenti. In cosa consiste questo subdolo meccanismo? Lo sveliamo subito, per giungere alla conclusione che forse tanto nefasto non è…
Il frictionless sharing si lega ad una classe di applicazioni (attivabili in qualsiasi contesto digitale e basate sulla tecnologia Open Graph), che permette la pubblicazione automatica su Facebook delle nostre esperienze sul web, senza la necessità di cliccare su “condividi”. La musica che ascoltiamo, gli articoli che leggiamo, i video che visualizziamo: le nostre preferenze vengono tracciate e rese pubbliche nel ticker contenente gli aggiornamenti degli amici, visualizzabile in alto a destra in homepage.
Da una parte, non c’è bisogno di negarlo, Facebook fa la felicità delle aziende che possono profilare al meglio gli utenti tenendo traccia di ogni loro preferenza; un’enome possibilità commerciale quindi. Dall’altra ricordiamoci che in questo modo le aziende sono in grado di suggerirci ads quanto più vicini ai nostri interessi. E’ il segreto di pulcinella: sappiamo benissimo che la pubblicità esiste, fuori e dentro i social network!
Attenzione, la condivisione dei contenuti avviene automaticamente ma a monte di tutto c’è una scelta consapevole dell’utente, che autorizza un’applicazione: da questo punto in poi l’esperienza all’interno di quella piattaforma viene tracciata e resa pubblica senza bisogno di conferme. Scaricando un’app se ne accettano chiaramente le condizioni, descritte al momento dell’adesione.
Ma veniamo al punto più importante. Qual è l’opportunità che FB vuole offrire ai propri iscritti? Quello di coinvolgerli, stimolarli a condividere esperienze e passioni sulla base delle affinità con i propri amici. Il Social Reader lanciato dal Washington Post è un esempio perfetto per capire il valore di queste nuove app: è un giornale online, pensato per FB, dove la scelta delle notizie proposte è totalmente personalizzata sulla base degli interessi degli utenti. Interessi raccolti attraverso le informazioni del loro profilo, i Mi piace effettuati e sulle base degli articoli che gli amici stanno consultando attraverso lo stesso mezzo: Friends using Social Reader mostra infatti come i propri contatti stanno interagendo con i contenuti proposti dalla piattaforma. Lo trovo geniale!
A onor di cronaca, le critiche mosse nei confronti di questo sistema sono molteplici. Si dice che sia un modo per raggirare l’utente, con l’unico scopo di profilarlo; oppure che attraverso questo automatismo si perda ogni senso critico rispetto alla selezione dei contenuti da proporre pubblicamente agli amici. Vi invito a leggere l’apocalittica visione di Evgeny Morozov, in un articolo pubblicato per il Corriere della Sera, dove sconfina in affascinanti quanto visionarie riflessioni di natura ideologica.
Ricordiamoci che il valore alla base di un Social Network, è la condivisione. Liberi di non farlo! Siamo sempre liberi di scegliere, in realtà.
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