Il concetto di comunità è sempre più sulla bocca di tutti, in particolare da quando – attraverso gli strumenti del Web 2.0 – è diventato così facile e veloce aggregare persone che condividono una particolarità, una passione, uno scopo.
Creo la mailing list, il gruppo su facebook, la gallery su flickr et voilà: magicamente queste persone “stanno in rete” e sono pronte a cambiare il mondo.

Scrivono, bloggano, twittano, usano bene tutti gli strumenti che la tecnologia mette a loro disposizione e partecipano così alla grande conversazione globale.
Si creano, in altre parole, un ecosistema protetto, schermato rispetto alle dinamiche della società civile e “se la raccontano” all’interno di cerchie ristrette. Dove, troppo spesso, è difficile non essere d’accordo coi propri simili.
Si creano il loro Mondo 2.0, dove tutti vanno d’accordo con tutti.

Non è proprio così che deve andare, soprattutto in questa fase socio-politica a livello globale – e italiana in primis.

L’aggregazione in comunità on-line è utile e positiva, ma è solo il primo passo per (ri)costruire una vera comunità di cittadini e persone attive nella società. Un fight club dei buoni.

Persone che mettono il loro meglio al servizio del prossimo senza aspettarsi necessariamente un ritorno economico. Mettono a disposizione le loro eccedenze – di tempo, competenze, contatti e monetarie – per il puro gusto di farlo in vista di un sogno più grande. Si fanno forza quando possono fare massa critica con altre persone che la pensano in modo analogo ma poi “scendono” off-line, si ritrovano fisicamente, si confrontano… se serve litigano per poi fare pace e digerire così un pezzettino di realtà.

  • Come mai i nostri nonni ERANO molto più comunità, senza il pc?
  • Come mai noi continuiamo a lamentarci della situazione attuale ma l’unica contromisura che mettiamo in essere è allontanarci ancora di più dal reale?
  • Perché non crediamo più al partito – bipartisan – come strumento di partecipazione politica?

Io credo che abbiamo di fronte anni meravigliosi. Sta cambiando un paradigma socio-economico (che lo vogliamo o meno) e c’è un sacco di roba da fare, già stamattina, già in ufficio, ogni secondo.
Invece di continuare a vomitare critiche sterili in rete, dove sarà impossibile non likare e ritwittare massicciamente, vorrei confronti accesi dove essere in parte contraddetto… e poi invitato ad uno spritz 1.0. Il tutto in modo costruttivo e franco, toni che mancavano al precedente modello di confronto mass-mediatico dove predominava il pensiero unico, quello del leader.

Non siamo più leader di noi stessi, ci basta aderire ad una causa precostituita e ci sentiamo a posto.
Dopo aver fatto così tante comunità, la scommessa ora è tornare ad ESSERE comunità, sfruttando anche gli strumenti del web ma lavorando in modo integrato tra on e off line.

Anzi (provocazione): lavoriamo insieme più off che on-line, capovolgendo lo status quo dove siamo tutti costantemente in rete ma siamo scollegati rispetto ai bisogni del nostro Comune?

Un po’ come il protagonista de l’Alchimista di Coelho, che torna al punto di partenza del suo viaggio personale arricchito di una nuova visione del mondo, pronto a riprendere le vecchie attività… in modo nuovo.