Grace Murray Hopper per molti non è un volto noto. Non lo era nemmeno per me fino a qualche tempo fa.
L’ammiraglio Hopper (si era una militare) era una matematica e una progettista di sistemi da molti riconosciuta come una pioniera della programmazione informatica.
Personalmente ho conosciuto la sua storia in maniera scolastica e attraverso delle piccole ricerche per cultura personale da quando, quasi per caso, ho letto scritto su un sito di aforismi una sua frase cercando spiegazioni sul perché un modello di innovazione come la Closed Innovation che tanti successi ha ottenuto nel secolo scorso è entrato in crisi.
“La frase più pericolosa in assoluto è: Abbiamo sempre fatto così”. Grace Hopper lavorava nel 1949 nella Eckert-Mauchly Computer Corporation, la società che all’epoca stava progettando l’UNICAV I, quello che sarà il primo modello di computer commerciale.
Il modello della Closed Innovation entra in crisi per una serie di concause che, sul finire del secolo scorso, si presentano nel panorama economico esistente e cambiano le carte in tavola. L’esigenza di un nuovo modello che si fondi su paradigmi diversi, poi riconducibili al modello della Open Innovation, mettono le aziende davanti ad una scelta di non-condivisione che, in certi casi e settori, porterà aziende di successo a scomparire.
Uno dei motivi che hanno concorso all’entrata in crisi del modello Closed è una crescente disponibilità e mobilità dei talenti.
Nel 2005 uno studio per il progetto europeo sulla migrazione e il brain drain, ha mostrato come il numero di lavoratori ad altissima qualifica, provvisti di visto H1B, emigrati dall’Europa verso gli USA siano aumentati nel biennio 2003-2005 del 7,5% e che in media 5.000 italiani provvisti di questo certificato di qualifica lasciano l’Italia per gli Stati Uniti per un tempo medio variabile che può arrivare fino a 6 anni.
Il perché di questa tendenza è intuibile attraverso una visione dei cambiamenti che hanno investito la società moderna negli ultimi vent’anni. Innanzitutto l’aumento di studenti che completano il ciclo di studi universitari anche grazie all’introduzione di programmi governativi per la stimolazione e la diffusione di un’istruzione specializzata. In aggiunta poi la globalizzazione riferita al mercato del lavoro ha aumentato la mobilità dei soggetti diffondendo quindi le conoscenze sviluppate all’interno dei reparti R&D aziendali verso strutture quali fornitori, clienti, partner, università e consulenti.
Queste nuove caratteristiche del mercato delle risorse umane qualificate, con un prevedibile effetto domino, ha portato ad una destrutturazione di quella che era considerata l’unica via per l’innovazione dei prodotti.
Aziende terze potevano trarre beneficio da conoscenze sviluppate all’interno dei reparti R&D delle aziende attraverso assunzioni a distanza o consulenze senza gli esborsi economici richiesti per la loro realizzazione. La mobilità ha portato alla creazione di aste per accaparrarsi i migliori talenti qualificati che hanno portato a situazioni limite in cui le risorse più talentuose saltano di azienda in azienda vendendo il proprio talento al miglior offerente.
Il modello di Closed Innovation quindi ha assistito all’erodersi del vantaggio, in termini di ritorni finanziari, degli investimenti in Ricerca e Sviluppo interni e ad un aumento della sfiducia verso l’intero settore R&D, diffidenza che ha portato ad un proliferare di start-up professioniste nel campo ed ha contribuito al nascere del nuovo paradigma della Open Innovation.