Cerco sempre più frequentemente ibridazioni tra progetti business e no-profit, tra calcolo del ROI della relazione e semplice ozio creativo, per un recupero necessario e urgente della faccia umana delle organizzazioni.
Coppie, famiglie, aziende, associazioni, squadre sportive… probabilmente c’è un denominatore comune che lega le esperienze di successo di queste aggregazioni sociali spontanee.
In un momento di crescente sfiducia nei confronti delle autorità precostituite, delle gerarchie dominanti, della “legge del più forte”, emergono valori relativamente dimenticati come il rispetto reciproco, l’attenzione all’altro in quanto essere umano – a prescindere dal lavoro che fa, la valorizzazione del contributo di ognuno in vista del raggiungimento di un successo collettivo.
Come comunità appunto, dove sono disposto a “cedere” un po’ del mio tornaconto personale per creare un ambiente di relazione che sia ricco di opportunità per tutti i suoi membri. Altrimenti, quel “prendere e basta” diventa svuotare e rendere marchetta ogni tipo di incontro. Ti parlo e penso a cosa ti devo vendere subito dopo.
Ma essere onesti oltre che giusto… conviene pure, ce l’ha dimostrato anche Nash.
Da qualche tempo ho avuto modo di conoscere più da vicino la spiritualità e il carisma dei Frati Carmelitani Scalzi di Venezia.
Tra la potatura di una rosa e l’impegno nell’orto mistico, tra la coltivazione di erbe medicinali e il servizio in attività rivolte ai giovani attraverso le associazioni più attive di Venezia, sta nascendo una vera e propria comunità mista laici/frati che ha come sede fisica il restaurato Centro Scalzi. E ve lo dice uno che era sostanzialmente “anti”.
Beh, quando entri al Centro scalzi respiri un’aria diversa. Perché quelle piccole attenzioni come un sorriso all’accoglienza, la capacità di saper ascoltare senza giudicare, il mescolarsi al diverso, sono tutte dimostrazioni di forte maturità spirituale. Il carisma dei carmelitani è il cuore. E un cuore ce l’abbiamo tutti, a prescindere dal lavoro che facciamo e dal gagliardetto politico che ci piace tenere in mano.
Allora diventa importante rendere vivi quei valori nelle esperienze di ogni giorno: da quando ti svegli a quando vai a dormire, tagliando trasversalmente i diversi contesti ai quali ti devi necessariamente adattare (vita privata-lavoro-vita privata).
Non puoi cambiare pelle tra l’una e l’altra dimensione; non puoi fingere di essere chi non sei perché prima o poi viene fuori e in quel momento perdi tutta la credibilità che ti avevano, a torto, regalato. Non c’è badge che tenga, sei sempre tu.
Non vivere a compartimenti stagni ma ibridare, come le api, il polline delle mille esperienze che la Vita ci regala è necessario per far ripartire questo paese gerontocratico, mafioso e clientelare. Per partire da quello che puoi fare ogni giorno senza aspettare che sia “il sistema” a cambiare per te.
Dobbiamo tornare ad aver fede nella nostra capacità di confrontarci con l’ambiente, imparare dagli errori e correggerci in corsa – chiedendo anche scusa quando serve. E siccome possiamo farlo già da subito, non ha senso aspettare che sia il sistema a cambiare mentre noi siamo ancora ancorati ai nostri vecchi schemi mentali. Perché il sistema siamo noi, con tutti i nostri pro e contro.