Marco, appena promosso all’esame di maturità, voleva solo passare un’estate da sballo. Al resto ci avrebbe pensato a settembre.
L’estate fu davvero eccezionale: vacanze, feste e ragazze. Pensare di rimettersi sui libri gli faceva venire la nausea. Doveva cercare un lavoro anche se non aveva chiaro nemmeno come si scrivesse un curriculum.
Un amico di suo padre, che guidava un’Audi fighissima ed era sempre ben vestito, gli disse: “Se hai grinta e sei determinato, questo può fare per te”, offrendogli una brochure come se gli confidasse il segreto del suo successo.
Marco telefonò e, dopo alcune domande di rito, la gentile segretaria gli confermò l’iscrizione al corso di vendita dell’azienda. Costo 180 euro, pagamento tramite bonifico. Come gli aveva premesso l’amico di suo padre, un corso di vendita non è noioso come la scuola e torna utile tutta la vita. A volte te la cambia, diceva indicando i suoi vestiti.
Il giorno del corso Marco entrò nella grande hall dell’albergo e notò subito il cartello con il logo aziendale che indicava la sala del corso. File di sedie con bracciolo per prendere appunti, palchetto per i relatori con ampia scrivania, lavagna luminosa e molte brochure dell’azienda. Andò a sedersi, non in ultima fila perché sarebbe potuto sembrare che non gli interessasse, ma nemmeno in prima perché non voleva essere pescato dalla platea come volontario.
Sul palchetto c’erano tre uomini ben vestiti, sorridenti e gioviali. A un tratto, inaspettatamente, si sedettero. Quello più giovane rimase in piedi. In sala tutti presero posto.
“Buongiorno a tutti. Io sono Walter Cimbri, SALES TRAINER MANAGER di questa azienda. Io sono un trainer, cioè insegno. Insegno tecniche di vendita. Diffidate di quelli che vi dicono che basta il talento. Vendere è prima di tutto una tecnica e come ogni tecnica si impara. La tecnica però può essere seminata su un terreno fertile o scadente. Questo fa la differenza tra un venditore mediocre e un fuoriclasse. Il risultato ottenuto è la tecnica abbinata al talento di ognuno”.
Marco sulla sedia ascoltava attentamente. Lui la pensava esattamente nello stesso modo. Troppe volte, a scuola, si era sentito fuoriclasse in mezzo ai mediocri, indipendentemente dai voti.
“Alla nostra azienda interessano i fuoriclasse” continuò Cimbri “Noi siamo azienda d’eccellenza e vogliamo eccellenze. Alla fine di questi due giorni solo alcuni di voi saranno scelti per fare uno stage di sei mesi nei quali potrete dimostrare che siete i fuoriclasse che cerchiamo.
La nostra azienda è competitiva come lo è il mercato, sopravvivono solo i più forti. Come sul mercato.
Solo se sei il più forte mentalmente, il più veloce nel cogliere le opportunità e il più acuto nel capire il momento giusto puoi stanare i clienti e catturarli. In questi giorni ascoltando la teoria e applicando la pratica nei roll-play dovrete catturare noi. Vi dobbiamo scegliere perché non ne potremmo fare a meno.”
Marco si guardava intorno e studiava gli altri corsisti. Gli erano già tutti un po’ antipatici. Poche ragazze, quasi tutte bruttine e insignificanti. Una, invece seduta poco distante da lui, bellissima.
“La vendita è un’azione” continuava Cimbri “indipendente dal prodotto venduto. Imparato il meccanismo della vendita tutto si può vendere. Innanzitutto smettetela di credere di poter vendere solo se i prodotti vi piacciono. Potete vendere corsi di formazione, spazzolini da denti o spazi pubblicitari. Ma soprattutto dovete imparare a vendere voi stessi. Voi siete il primo prodotto da mettere in mostra. E questo può tornarvi utile anche nella vita di tutti i giorni. Obbiettivo chiaro, determinazione assoluta e tecnica. Capirete che nella vita tutta è in vendita. La vita è guidata da questa semplice regola. Conosciute le regole del gioco, basta giocare al meglio per ottenere il successo, la ragazza più bella, e addirittura favori dagli sconosciuti. Ma è necessario darsi obbiettivi ambiziosi”.
Marco si voltò sulla sedia e guardò la ragazza bellissima. Quello era un obbiettivo. “Primo step: conoscerla prima degli altri”, pensò. Vide che le era caduta la penna. Alzandosi leggermente dalla sedia le si avvicinò. La raccolse e gliela porse.
“Grazie” sussurrò lei.
“Marco” rispose lui a bassa voce.
“Giulia”
Marco, seduto al suo fianco, riprese ad ascoltare e gli parve che il dottor Cimbri l’avesse visto e avesse sorriso. Si sentiva un fuoriclasse. Indubbiamente.