Ogni strumento mette in atto un cambiamento.

Un tempo le tribù nomadi usavano il nodo. Significava legare ora, per sciogliere domani e rimettersi in  marcia, vedere un altro orizzonte, muoversi.

Un giorno comparve un chiodo.

Il chiodo significava rimanere. Piantarlo, e non partire. Significava fermare l’orizzonte e rivederlo uguale  il giorno seguente.

Ogni strumento modifica la società.

Un tempo le storie si raccontavano ad alta voce. Quel racconto era un album di fotografie. C’eri anche tu e non ti perdevi mai.

Un giorno comparvero i libri.

Dentro c’erano le storie, i pensieri, le vite degli altri. Non era più solo la tua storia, ma il mondo intero. Leggendo quelle pagine c’era da perdersi e quando ti ritrovavi eri un po’ diverso.

Ogni strumento e il suo contenuto modificano il mondo e la percezione che hai di te.

Nel 1881 Friedrich Nietzsche aveva gravi problemi di vista. Non riusciva più a concentrarsi su di una pagina scritta, temeva di lì a poco di dover smettere. Non potendo guarire gli consigliarono una macchina da scrivere. Diventato pratico quello strumentò gli salvò la vita permettendogli di scrivere a occhi chiusi. Ma ebbe anche una profonda influenza su di lui. La sua prosa divenne più serrata, telegrafica. L’amico H. Koselitz gli scriveva “Sembra che il “ferro” della macchina sia passato nei tuoi scritti”.

“Hai ragione” rispose Nietzsche “I nostri strumenti di scrittura hanno un ruolo nella formazione dei nostri pensieri”.

Ogni strumento e la sua funzione mette in atto un cambiamento.

Ma spesso non così evidente.

La rivoluzione digitale ha messo in atto una mutazione di cui non siamo consapevoli: ha “delocalizzato” la nostra memoria.

Abbiamo pensato di poterci liberare dell’impegno di ricordare. Compito assolto perfettamente, secondo le proprie abitudini, dai nostri device elettronici, ma la funzione della memoria è ben altro che il semplice appuntamento di domani.

Per gli antichi Greci Mnemosyne, la memoria, era la madre delle Muse, di quelle Muse che sono ispiratrici delle arti. Senza memoria si mette a rischio la capacità creativa.

La creatività necessita della conoscenza e del continuo attingere al nostro archivio mnemonico. Più materiale hai in memoria, più hai possibilità di immaginare mediante gli incroci di quello che sai e ricordi.

Ma il nostro smartphone, per ora, non è capace di immaginare nulla senza l’alchimia meravigliosa della nostra Rete neurale.

E voi avete buona memoria?