
Quante volte ci siamo chiesti se vale o non vale la pena aiutare qualcuno o partecipare ad un progetto? Quante volte, nell’ambiente professionale, ci rendiamo conto che quello che manca è la passione per il proprio lavoro e il voler dare il meglio per il puro gusto di farlo, senza alcun tornaconto immediato?
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=tCYgfuRArfU&feature=related&w=450]
Credo che il no-profit, in questo senso, ci possa dare una piccola lezione, o quantomeno degli spunti di riflessione su cui ragionare. Perché quando non hai i soldi come leva motivazionale, ma anzi li devi raccogliere perché sei proprio a secco, il discorso cambia. E parecchio. Soprattutto quando non vuoi far marchette e farti comprare dal politico di turno.
Siamo stati abituati, a scuola come in Azienda, che chi ascolta, prende appunti diligentemente, esegue le istruzioni senza porsi troppe domande… è bravo e viene spesso premiato dal sistema. Però quel professore un po’ ribelle, quello che ti faceva ragionare sul perché delle cose, quel tuo vecchio capo che ti rispettava come persona e vedeva la tua unicità di essere umano prima che dipendente… beh, quello te lo ricordi proprio bene. Lavoravi per lui e non per l’Azienda. Davi il massimo senza sapere bene perché. Era giusto così… e ti divertivi anche.
Perché, se è vero che i mercati sono conversazioni, forse il no-profit è stato ed è laboratorio di metodi e strumenti per motivare le persone su un piano diverso rispetto a quello meramente monetario. Un volontario, certo non sempre ma molto spesso, si muove gratuitamente per uno scopo più grande, una visione più ampia, un’ insoddisfazione per lo status quo che lo rende irrequieto.
E in un’Associazione come in un gruppo di amici, in una cooperativa come in un network aperto di persone che liberamente si aggregano intorno ad un’interesse comune, ciò che conta non è tanto il COSA fai ma il COME lo fai.
La scommessa diventa quindi creare un ambiente relazionale fertile dove si possano innestare delle progettualità diverse, accomunate dal rispetto di una carta dei valori che insieme identifica e seleziona all’ingresso le potenziali aree di collaborazione.
Appena arrivati alla Stazione di Venezia, al Centro Scalzi, dopo aver messo a fuoco il nostro COME – attraverso la stesura di un manifesto condiviso dal gruppo di lavoro – stiamo iniziando a lavorare sul COSA – il piano delle attività da qui a fine anno, come test per il lancio effettivo “col vestito della domenica” per il 2012.
Intorno al totem “Centro Scalzi” si stanno quindi attivando energie di professionisti e semplici cittadini; imprenditori e dipendenti pubblici, mamme e frati un po’ fuori dagli schemi. I carmelitani erano i frati guerrieri, vedi un po’ te.
Il loro motto è “buttiamoci su“: perché se aspetti che il mondo cambi da solo stai proprio fresco a fare l’elenco dei difetti; se invece provi a fare la tua piccola parte per migliorare il tuo pezzettino, forse non hai il tempo materiale di pensare ai difetti e qualcosa inizia a succedere. Dentro di te e poi anche fuori.
Chi ha voglia di darci una mano?