Il guerriglia marketing se analizzato con attenzione ha una strategia comunicativa non sedimentata ma che richiede una costante e dinamica creatività, non solo nel linguaggio da utilizzare ma anche nei mezzi che può sfruttare.
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Il compito del guerrigliero pubblicitario è quello di colpire il target in modo originale, per fare ciò essenziale è la capacità di osservazione dei fenomeni che lo circondano.
Vediamo qualche semplice consiglio per un buon guerriglia marketing:
- Pensa ad un progetto rivoluzionario: come afferma Guy Kawasaky: “People will get excited about your initiatives only if you clearly articulate how your proposition will liberate your customers in a way none of your competitors can.”
- Non bisogna pensare alla guerra, ma alla battaglia: una corretta campagna di guerriglia “deve” utilizzare un budget ridotto. I progetti troppo onerosi non si addicono ad una strategia di marketing nata con l’intento di “colpire e ripiegare”.
- Potere agli utenti: nessuna azione di guerriglia o movimento di protesta può aver successo senza il sostegno del “popolo”. Le campagne di guerriglia rappresentano un’ ottima opportunità per coinvolgere gli utenti. Sfruttando le basse “difese anti-pubblicitarie” bisogna coinvolgere, cognitivamente e/o emozionalmente il pubblico, se non addirittura farlo “giocare”.
- Schierare i mercenari: non affidarsi agli eserciti istituzionali (grandi agenzie) ma realizzare la maggior parte della pianificazione “militare“ in casa o meglio affidarsi a quelle agenzie specializzate e lontane dai big player (solitamente incredibilmente onerosi).
- Think small, but think out of the box: le campagne di guerriglia si basano molto sulla creatività e poco sul budget, quindi bisogna partorire l’idea per una campagna low cost ma sorprendente, semplice ma che stimoli la curiosità, locale ma che provochi richiamo globale, che vada contro le convenzioni ma con INTELLIGENZA.
- Il riciclo dell’idea creativa non funziona: l’aspetto principale su cui basare una campagna di guerriglia è la sorpresa; non solo sugli utenti ma anche sui competitors. Ogni campagna non si ripete mai, neanche se ha come focus lo stesso soggetto. Quindi bisogna ogni volta stravolgerla e riproporla in luoghi e forme diverse lasciando inconsapevoli pubblico e competitors sulle prossime mosse.
- Afferrare il malloppo e scappare: le campagne di guerriglia sono «eventi», azioni a termine che devono generare stupore verso chiunque presente in quel momento; una volta terminata l’azione è l’effetto buzz derivante, che decreterà il successo o l’insuccesso della azione.
- Comanda la carica: il leader è sempre al comando delle “truppe” e quindi bisogna essere sul “campo” a seguire l’azione. L’azione deve comunque essere pianificata e seguita con rigore, non è un’azione di disturbo tramite il caos. I fatti, poi, devono essere documentati, fotografati e filmati.
- Non dimenticare la propaganda: ogni successo conseguito va urlato. Se l’azione è stata efficace si svilupperà naturalmente un buzz dopo l’evento, ma va comunque aiutato. L’eco della campagna può essere stimolato tramite altri medium: video virali, il word-of-mouth e, se coerente, anche una campagna teaser che preceda l’azione, ma che comunque non deve svelarne il contenuto.
Provare per credere.