Se Wikipedia funziona il merito è di un’emergente armata di curatori volontari, che, contro ogni aspettativa, fanno si che il sistema funzioni brillantemente. E mentre Wikipedia cresce, questa proprietà di autoriparazione si estende a un più alto numero di voci.

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Il punto non è che ogni voce di Wikipedia sia probabilistica, ma che l’intera enciclopedia si comporti in modo probabilistico. Con Wikipedia, avete eccellenti probabilità di ottenere una voce esauriente, aggiornata e precisa su un qualsiasi argomento, anche se non tutte le singole voci sono di alta qualità. Per dirla in altro modo, nella Britannica la qualità varia da, diciamo, 5 a 9, con una media di 7. In Wikipedia varia da 0 a 10, con una media di, diciamo, 5. Ma visto che Wikipedia ha dieci volte tanto le voci della Britannica, avete maggiori probabilità di trovare su Wikipedia una voce sensata sull’argomento che vi interessa.

A rendere Wikipedia davvero straordinaria è il fatto che essa migliora nel corso del tempo: si cura organicamente come se la sua enorme e crescente armata di addetti fosse un sistema immunitario, sempre vigile e pronto a reagire contro qualsiasi batterio minacci l’organismo. E come un sistema biologico, Wikipedia evolve, selezionando caratteristiche che l’aiutino a restare un passo avanti ai predatori e agli agenti patogeni presenti nell’ecosistema.

Il tradizionale processo che porta alla creazione di un’enciclopedia – editor professionisti, autori accademici, e peer review (valutazioni fatte da specialisti) – ambisce alla perfezione. Di rado la raggiunge, ma la ricerca della precisione e della chiarezza produce un’opera coerente e affidabile, nonché incredibilmente costosa in termini di tempo e denaro. Questo vale per la maggior parte dei prodotti dell’industria editoriale professionista: è normale aspettarsi che un libro sia stampato su entrambe le facciate delle pagine. C’è una soglia qualitativa sotto alla quale l’opera non scende mai.

Nei sistemi probabilistici, invece, esiste solo un livello statistico della qualità, come dire: “Alcune cose saranno ottime, altre mediocri e altre ancora assolutamente pessime. È la natura della bestia”. L’errore di molti critici è di aspettarsi qualcos’altro. Wikipedia è semplicemente un animale diverso dalla Britannica. È una comunità vivente, non un’opera statica di consultazione.
Il vero miracolo di Wikipedia è che questo sistema, aperto ai contributi e alle integrazioni di utenti non professionisti, non collassi nell’anarchia. Al contrario, ha in qualche modo auto-organizzato la più completa enciclopedia della storia. Invertendo la tendenza dell’entropia, la forza catalizzante di Jimmy Wales – mettere a disposizione alcune voci iniziali e un meccanismo che consenta ad altri di aggiungerne – ha creato l’ordine dal caos.

Il risultato è un tipo molto diverso di enciclopedia, totalmente libero da limiti produttivi e spaziali. Offre tutte le voci previste da un’opera di consultazione di alto livello e centinaia di migliaia di voci inattese, dagli articoli estremamente esaurienti d’ambito scientifico come la meccanica dei quanti alle biografie dei personaggi dei fumetti. O, per dirla diversamente, ha tutti gli hit più un enorme numero di nicchie.

Il modello classico di enciclopedia consiste in una lista molto curata di voci di carattere generale. C’è un primo elenco, che deve ricevere l’approvazione del comitato editoriale. Poi ci sono altre voci di lunghezza sempre minore, fino a quelle che, secondo i “sacerdoti” della Britannica, non sono degne di nota. Ed è li che si arresta la classica enciclopedia. Wikipedia, invece, va avanti. Le mille voci più popolari sono presenti in qualsiasi enciclopedia: Giulio Cesare, Seconda guerra mondiale, Statistica. Sono come le hit musicali, e in quest’ambito Wikipedia compete con professionisti di altissimo calibro, autori di voci ben scritte e autorevoli che espongono i fatti con quella scioltezza che deriva da una grande erudizione e competenza. Il principale vantaggio del modello usato da Wikipedia per la creazione di quelle voci è che, trattandosi di un modello che si basa sulla collaborazione dell’utente, consente un costante aggiornamento, una lunghezza illimitata e degli aiuti visivi (come foto e grafici); inoltre prevede svariati link che collegano a materiale integrativo presente altrove, e riproduce meglio le opinioni alternative e le controversie.

A metà della coda lunga, dalla voce numero 1.000 – dove termina la Britannica – alla numero 80.000, si trovano argomenti più ristretti: Parto cesareo, Okinawa, Analisi della regressione ecc. Qui il modello Wikipedia supera quello dei professionisti. Grazie a uno spazio illimitato, le voci di Wikipedia sono tendenzialmente più lunghe e più complete: mentre la lunghezza media di una voce della Britannica è di 678 parole, oltre 200.000 voci di Wikipedia (più del doppio dell’intera Britannica) vantano una lunghezza superiore. E se si usa Wikipedia come punto di partenza, i link esterni segnalati e le informazioni aggiornate diventano uno strumento decisivo per approfondire la propria ricerca.

Poi c’è la parte finale della coda lunga, dalla voce 80.000 alla 900.000. Sono voci che ha solo Wikipedia e che nessun’altra enciclopedia tenta neppure di includere. Gli articoli sui vari soggetti – Cifrario di Cesare, Canned Spani (la carne in scatola distribuita alla truppe Alleate), Coefficiente di Spearman – sono di qualità estremamente variabile, dalla migliore (quelli scritti da esperti appassionati) alla peggiore (autopromozioni, vendette e burle). Mentre molti critici si concentrano sulle voci peggiori, la cosa davvero importante della coda di Wikipedia è che non esiste nulla di simile da nessun’altra parte. Dalla scienza pura alla politica dell’ultima ora, Wikipedia arriva laddove nessun’altra enciclopedia – se costretta nei limiti imposti da carta o DVD – può arrivare. La Britannica non ha (ancora) una voce sul fenomeno della coda lunga, mentre quella di Wikipedia non solo è ben scritta ed esauriente, ma è lunga 1500 parole.

Tendenzialmente, gli autori di Wikipedia collaborano con entusiasmo, liberati e motivati dall’opportunità di migliorare la pubblica comprensione di un qualche soggetto da loro conosciuto e amato, una popolazione che in soli cinque anni è cresciuta enormemente grazie all’invasione di amatori che utilizzano i semplici strumenti di produzione di un’enciclopedia: un browser web e una connessione internet.

Questo è il mondo della peer production, quello straordinario fenomeno – consentito da internet – di volontariato e hobbysmo di massa. Stiamo assistendo all’alba di una nuova era, in cui la maggior parte dei produttori, qualsiasi sia il loro settore, non viene pagata, e la principale differenza tra loro e le loro controparti professioniste è soltanto il divario (decrescente) di risorse disponibili per ampliare le ambizioni del loro lavoro. Quando gli strumenti produttivi sono disponibili a tutti, tutti diventano produttori.