La scorsa settimana, parlando con una cara amica che si occupa di Design e sta cambiando lavoro andando anche lei a finire in quel della Lombardia, ho appreso una cosa davvero interessante. Per semplicità e per l’impossibilità di fare nomi chiameremo la mia amica Giulia (il nome più comune in Italia) e l’azienda Chang (uno dei nomi più comune in Cina). Giulia mi fa sapere che la Chang ha deciso di acquistare Design in Italia e che in pratica l’azienda ha investito per aprire un brand italiano per i propri prodotti.
In pratica il gioco è molto semplice e pare che l’abbiano capito anche i cinesi. Dato che la manodopera ce l’hanno già e che questa è a basso costo; dato che le finanze certamente non gli mancano (e in questo periodo forse sono gli unici); hanno deciso di investire in Made in Italy acquistando il Design italiano come un vero e proprio servizio.
E la cosa devastante è che lo stanno acquistando come fondamento delle proprie strategie integrandolo con l’approccio aziendale alle politiche di branding. Esattamente quello che si professa come soluzione per la differenziazione delle nostre aziende in difesa alla competizione sul prezzo innescata qualche anno fa proprio dalla presenza di aziende cinesi…
Quale futuro per la mia amica Giulia e per la Chang? …ma soprattutto quale futuro per le nostre aziende?