
Il titolo di questo post “La forza dei legami deboli” richiama l’acuto titolo di un celebre articolo di Mark Granovetter “The Strength of Weak Ties”, American Journal of Sociology (78(6): 1360-1380), sociologo americano tra i più importanti al mondo, il cui maggior merito fu forse quello di aprire un filone di riflessione sull’importanza delle relazioni sociali più superficiali.
Semplificando una questione piuttosto sofisticata, vale la pena di notare come alla base della Ricerca stia senz’altro una convinzione: che anche i legami sociali più deboli, ovvero le conoscenze o addirittura le persone sconosciute ma alle quali si è uniti da un filo sottilissimo, quale per esempio la partecipazione a un forum, possano avere un grande influsso nella nostra vita. Questo concetto coincide in parte con lo spirito del Wiki: persone lontanissime tra loro possono concorrere, ognuna apportando il proprio personale contributo, alla realizzazione e al successo di un progetto comune.
Per capire meglio ciò di cui stiamo parlando, consideriamo le due fondamentali tipologie di relazione che si possono instaurare fra le persone: i legami forti e i legami deboli. Noi abbiamo un legame forte con un’altra persona quando la conosciamo bene e abbiamo un significativo coinvolgimento personale nel rapporto: ad esempio un amico che frequentiamo fin dai tempi della scuola. Insomma quell’area di relazioni densa e prossima al proprio sé, composta dalle amiche e amici più intimi, con cui condividiamo passioni, interessi, affinità. Viceversa, abbiamo un legame debole con persone che conosciamo poco e con cui abbiamo un basso livello di familiarità: definiamoli “semplici conoscenti”. Di questi, tanti o pochi a seconda dei casi, conosciamo solo qualche aspetto. Infine, i conoscenti, hanno a loro volta un’area di amicizie dense e intime attorno a loro. Pertanto i conoscenti sono i realtà dei “ponti” verso altre reti di relazioni di amicizia, dove vengono elaborati e diffusi interessi e nuove idee.
Quelli che Granovetter definì ponti sociali non sono solo ponti verso un’altra persona, ma anche ponti cruciali verso mondi sociali lontani, che ci sarebbero altrimenti del tutto estranei. Il rimuovere dalla rete sociale un legame forte non avrebbe quasi nessun effetto sulle distanze sociali, in quanto pur sembrando indispensabili a tenere insieme la rete, non lo sono per ciò che riguarda i gradi di separazione. I legami forti infatti hanno un effetto dirompente: ci connettono con persone con le quali saremmo connessi comunque, a loro discapito i legami deboli sono le scorciatoie che se eliminate farebbero disgregare la rete. I ponti tra i mondi hanno dunque un’importanza enorme e molto probabilmente sono la chiave del segreto che rende le reti sociali così piccole. La teoria dei sei gradi di separazione in fondo ci dice che sei passaggi bastano ad andare da qualsiasi persona a qualsiasi altra, è chiaro che secondo la sua visione, sono le scorciatoie sociali a consentire questo.
Secondo quindi questo schema, confermato da molte altre ricerche, chi ha poche amicizie fidate e riduce al minimo le “conoscenze” finisce per restare escluso dalle ultime idee e tendenze ma incontra anche più difficoltà per esempio a cercare o cambiare lavoro. Nella ricerca di un lavoro le relazioni deboli, i contatti occasionali, insomma quelli che noi italiani chiamiamo conoscenti per distinguerli dagli amici, sono in realtà quelli più utili.
I lavoratori dell’economia della conoscenza, hanno la necessità di costruire e ampliare continuamente le loro reti sociali così come devono investire in formazione continua. Per questi lavoratori il confronto con altri percorsi lavorativi ed esistenziali diventa fondamentale per arricchire la loro conoscenza della società in cui operano e delle problematiche cui verranno chiamati a proporre soluzioni in termini di comunicazione, di marketing, legali, politiche, tecnologiche, di ricerca tout court.